Cercasi praticante “nubile”
di Serenella Molendini (Consigliera Nazionale di Parità supplente)
Ci troviamo in un momento storico in cui è evidente l’arretramento “culturale” sul tema dei diritti delle donne, nonostante tante battaglie e conquiste normative, come l’ultima, in ordine di tempo, sul diritto alla condivisione dei tempi di vita e di lavoro normata dalla Direttiva Europea del 20 giugno 2019 relativa all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza.
È questo che ho pensato leggendo l’annuncio sessista di uno studio di Avvocati affisso in una bacheca in Cassazione a Roma: “studio legale… cerca praticante di sesso femminile, nubile…e inviare curriculum con foto…”.
Già, un annuncio fortemente sessista e discriminatorio per alcune importanti ragioni previste dalla normativa italiana ed europea in vigore.
È vietato in un annuncio, così come in una selezione di lavoro fare riferimento al sesso, all’orientamento sessuale, allo stato matrimoniale o di famiglia o di gravidanza, alla età, all’handicap, alla razza, all’origine etnica.
Ogni annuncio di lavoro deve, infatti, essere rivolto a entrambi i sessi. Poche le eccezioni concesse, solo nei casi in cui il sesso del lavoratore è determinante ai fini del ruolo da svolgere. Per esempio nel mondo dello spettacolo e della moda.
E infine quel “non detto” dietro la richiesta che la praticante sia nubile: “Vuoi forse sposarti o peggio avere un figlio?”
C’è un evidente disvalore e pregiudizio verso la donna sposata o mamma, un disvalore e conseguente discriminazione contro cui noi Consigliere di Parità combattiamo ogni giorno affiancate, nel caso specifico delle Avvocate, dai Comitati Pari Opportunità degli Ordini forensi.
Dunque, nonostante le conquiste ottenute in questi anni, permane il dato culturale di questa nostra società profondamente maschilista e patriarcale che non si combatte scrivendo che le richieste trovano un fondo di ragionevolezza, ma ricordando che ciò che conta sono le competenze e le soft skills che proprio nella maternità aumentano e si raffinano.
Photo credit: cdn-a.william-reed.com
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