Come ti depotenzio la riforma
di Andrea Mazzeo (Psichiatra in Lecce)
Sembra di capire che il concetto di PAS o alienazione parentale, sinora in gran voga nelle CTU per l’affidamento dei minori, in particolare quando gli stessi rifiutino la relazione con un genitore, si appresti a essere sostituito con quello di disturbo di personalità.
Recenti scritti di psicologi e psichiatri, rilanciati da blog giuridici, forniscono indicazioni di questo tipo, sia pur espresse in una forma paradossale ma il cui intento evidente è quello di depotenziare, o meglio “disinnescare”, secondo le parole di uno di loro, gli emendamenti alla riforma del processo civile.
In uno di questi scritti si legge, difatti: “il disturbo paranoide di personalità diagnosticato al genitore X favorisce una marcata diffidenza e sospettosità pervasiva nei confronti dell’ex partner il quale viene percepito come pericoloso per il figlio”.
Tipico esempio di mistificazione e manipolazione dei concetti scientifici.
Non posso credere, infatti, che chi ha scritto questa frase non sappia cos’è il disturbo paranoide di personalità e non sappia fare la diagnosi di questo disturbo.
Riporto, a titolo esemplificativo, la mia controdeduzione a una CTU, Tribunale di Genova, che diagnosticava questo disturbo.
«Al termine degli accertamenti svolti il Dr yyy conclude formulando a carico della sig.a XXX la diagnosi di Disturbo paranoide di personalità; riporta i criteri diagnostici di cui al DSM-5 ma trascura un dato essenziale. Il DSM precisa che la diffidenza e la sospettosità sono pervasive nei confronti degli altri (Criterio A); ora, pervasive nei confronti degli altri significa che tali modalità esistenziali (diffidenza e sospettosità) sono presenti in tutti i contesti sociali e nei confronti di tutte le persone con le quali il soggetto che ha questo disturbo interagisce, e non soltanto nell’interazione con l’ex-coniuge … il percorso di vita della sig.a XXX, dalla scuola al lavoro, non mostra affatto tali elementi, tutt’altro. I soggetti con questo disturbo hanno di solito un “rendimento scolastico inadeguato” (DSM-5, pag. 754), difficoltà a mantenere un lavoro per la loro precipua “difficoltà ad andare d’accordo con gli altri” (DSM-5 pag. 753); nella sostanza sono dei disadattati».
I disturbi di personalità, quello borderline è anche molto amato da alcuni psicologi, sono modalità esistenziali presenti sin dall’adolescenza-prima età adulta, non è che compaiano improvvisamente quando una donna si separa e i figli rifiutano al relazione con l’altro genitore.
Senza voler sembrare pedante ma solo per amore di precisione, riporto letteralmente quanto scrive il DSM-5 alla pagina 747:
“un disturbo di personalità è un pattern costante di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dell’individuo, è pervasivo e inflessibile, esordisce nell’adolescenza o nella prima età adulta, è stabile nel tempo e determina disagio o menomazione”.
e per affermarne la esistenza va verificato
“un disagio clinicamente significativo o la compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti” (pag 749)
In un altro caso è addirittura capitato che nella seconda CTU, Tribunale di Perugia, svolta a distanza di circa un anno dalla precedente, le stesse professioniste, una psicologa e una psichiatra, hanno diagnosticato a una madre di 35 anni un disturbo borderline di personalità che non avevano diagnosticato nella prima CTU, quando invece avevano diagnosticato un disturbo delirante.
È evidente che un disturbo borderline di personalità non può comparire a 35 anni.
Ma soprattutto, questo disturbo è caratterizzato da un percorso psichiatrico che inizia sin dall’adolescenza, con plurimi gesti di autolesionismo, tentativi di suicidio, promiscuità sessuale, uso di droghe, ecc.
Il disturbo delirante, diagnosticato nella prima CTU, scompare nella seconda CTU dove invece compare a sorpresa un disturbo borderline di personalità che se davvero ci fosse stato sarebbe stato diagnosticato già nella prima CTU.
Un modo di condurre le operazioni peritali molto approssimativo e superficiale, ai limiti della negligenza e dell’imperizia.
Diciamo che il disturbo borderline di personalità è in psichiatria un po’ il refugium peccatorum: quando lo psichiatra, o lo psicologo, non sa che pesci prendere si rifugia nel disturbo borderline di personalità, un abito che va bene per tutte le stagioni.
Il percorso clinico-forense deve essere molto rigoroso e lineare ma soprattutto conforme alla letteratura scientifica e non oggetto di estemporanee “divinazioni” fatte dal CTU di turno, magari riprese da scritti e blog in internet, come ho avuto modo di osservare spesso.
I trattati e i manuali scientifici esistono per essere studiati e applicati alla lettera, non per essere utilizzati a mo’ di smorfia napoletana, ricercandovi l’etichetta diagnostica utile allo scopo, quello cioè di togliere l’affido o la responsabilità genitoriale a uno dei genitori.
Trattati e manuali spesso citati senza nemmeno conoscerli.
In molte CTU mi è sembrato di ritrovare la favola del lupo e dell’agnello: se il lupo (CTU) ha deciso di mangiare l’agnello cercherà il pretesto più adatto allo scopo, anche quello contro ogni logica.
È auspicabile che i Giudici si facciano più attenti e non si lascino nuovamente incantare dalle parole altisonanti della psicologia e della psichiatria.
Siamo riusciti finalmente a mettere fuori dalla porta dei Tribunali la malattia inesistente; il rischio adesso è che vi entrino malattie esistenti ma che i periziandi non hanno, non hanno mai avuto, non ne presentano i sintomi.
I manuali e i trattati di psichiatria indicano con precisione i sintomi di ciascun disturbo psichico e gli stessi devono essere presenti e rilevati dal CTU, descritti pedissequamente nella relazione peritale, altrimenti non si può parlare di malattia.
Sarebbe come diagnosticare una appendicite e operare il paziente senza che vi siano i sintomi dell’appendicite, per fare un esempio facilmente spendibile.
I percorsi diagnostici e trattamentali non competono all’ambito forense, dal quale vanno quindi esclusi, ma restano interventi di pertinenza dell’ambito sanitario e del Servizio sanitario nazionale.
di Andrea Mazzeo su Ora Legale News
Image credit: Danilo Carta da Pixabay
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