Inaugurazione dell’anno giudiziario 2024
Intervento del Presidente dell’Ordine distrettuale degli Avvocati di Bari
di Salvatore D’Aluiso (Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bari)
In primo luogo, anche a nome di tutti gli Avvocati del Distretto di Corte di Appello di Bari, rivolgo un saluto al Primo Presidente della Corte di Appello, al Sig. Vice – Ministro di Giustizia, al Procuratore Generale a cui abbiamo avuto anche il piacere di dare il benvenuto qualche giorno fa, alle Autorità, alle Magistrate e ai Magistrati nonché alle Avvocate e agli Avvocati presenti.
È questa certamente l’occasione per condividere valutazioni consuntive dell’anno trascorso ma anche per esporre prospettive per quello che inauguriamo così da evitare, seguendo la sollecitazione della Prima Presidente della Corte di Cassazione, dr.ssa Cassano, di trasformarla in un cahiers de doleances ma utilizzarla come momento di riflessione e confronto.
Ebbene, è indubbio che dopo aver vissuto la difficile stagione pandemica ed essere comunque riusciti a superarla, oggi ci ritroviamo innanzi ad una situazione altrettanto delicata in cui ancora una volta tutti i protagonisti della giurisdizione sono chiamati a offrire il proprio contributo per affrontarla adeguatamente.
L’avvento delle riforme, di cui dirò di qui a poco, ha avuto certamente un impatto per certi versi traumatizzante, considerando le note difficoltà organizzative derivanti anche dalla carenza di una adeguata disponibilità di risorse.
Ma noi tutti operatori dell’universo giustizia siamo piuttosto abituati a vivere una condizione di difficoltà e, proprio perché molto allenati, siamo soprattutto capaci di esaminarla criticamente ed approcciarci costruttivamente a possibili soluzioni che non possono che essere frutto di costante e costruttivo confronto tra tutti i protagonisti della giurisdizione.
Ed allora, a mio avviso, è questa la sede dove – sia pur brevemente – possiamo insieme analizzare talune criticità che talvolta possono essere superate attraverso un adeguato approccio culturale ovvero anche grazie ad un riassetto organizzativo a cui può contribuire la formulazione di utili proposte.
Per la mia specifica formazione professionale mi consentirete di iniziare indicando talune situazioni che meritano una specifica attenzione nel settore penale.
La ratio ispiratrice dell’ultima riforma, che tutti indichiamo convenzionalmente come riforma “Cartabia”, è stata certamente la necessità di contenere i tempi di celebrazione del processo anche per fornire una risposta tempestiva alle parti.
La persona offesa, costituita parte civile, in attesa di una decisione inerente la sua richiesta risarcitoria e un imputato in attesa di conoscere l’esito di una decisione che potrà potenzialmente stravolgere la sua esistenza.
Rispetto a tale necessità il legislatore non è rimasto indifferente e ha provveduto ad apportare modifiche normative al fine di rendere più efficace, ad esempio, la funzione deflattiva dell’udienza preliminare con la conseguente sensibile riduzione dei carichi del dibattimento, creando così le condizioni per una definizione delle pendenze in tempi certamente più contenuti.
Orbene, al cospetto di tale apprezzabile innovazione, mi riferisco in particolare alla rivisitazione di quanto previsto dall’art. 425 c.p.p., è necessario che tutti i protagonisti del processo si rendano disponibili a coglierne l’essenza. Gli Avvocati non dovranno certo pretendere che l’udienza preliminare si trasformi in un quarto grado di giudizio ed i Giudici avranno la necessità di esperire un sempre più approfondito esame delle risultanze processuali.
Nondimeno una maggiore sensibilità rispetto alla tempestiva applicazione delle sanzioni sostitutive alla detenzione comporterebbe un considerevole ridimensionamento del gravoso impegno della Magistratura di Sorveglianza.
Vi è altresì l’auspicio di rendere concreto ed attuato l’istituto della giustizia riparativa, per il quale l’Avvocato è chiamato ad esercitare un impulso anche di carattere culturale.
Parimenti nel settore civile non possiamo tacere l’esistenza di evidenti difficoltà attuative della recente riforma.
La sostituzione del rito sommario di cognizione con il rito semplificato è stata anch’essa ispirata dalla necessità di fornire decisioni più tempestive
ma se ci chiedessimo, con l’onestà intellettuale che contraddistingue noi tutti, se le prime concrete applicazioni di tale disciplina abbiano nella maggior parte dei casi effettivamente sortito l’effetto sperato dovremmo necessariamente darci una risposta negativa e ciò anche, ma forse non solo, in conseguenza di una evidente carenza di risorse.
Certamente rivedibile è un eccessivo utilizzo delle note scritte che, ridimensionando se non addirittura mortificando il contraddittorio, comporta come conseguenza l’adozione di provvedimenti senza che l’autore degli stessi abbia mai avuto modo di vedere o ascoltare le parti o i difensori.
Ma anche per istituti preesistenti si lamentano altrettanto evidenti difficoltà.
L’esecuzione presso terzi vede troppo spesso l’assegnazione delle somme a distanza di anni dal pignoramento, con grave nocumento non solo per il creditore ma anche per il debitore esecutato.
Inoltre è difficilmente accettabile che nei procedimenti di istruzione preventiva, da considerarsi urgenti per definizione, con specifico riguardo all’accertamento tecnico preventivo si giunga a fissare l’udienza di giuramento del consulente tecnico a distanza di mesi dal deposito del ricorso.
In questo contesto, al fine di superare le criticità, Magistrati ed Avvocati hanno già concretamente intrapreso un percorso virtuoso basato sul confronto costruttivo che ha consentito l’adozione di provvedimenti e di protocolli condivisi. Penso a tal proposito al protocollo sul legittimo impedimento, a cui ha proficuamente contribuito il nostro Comitato Pari Opportunità, all’adozione delle linee guida della Procura della Repubblica di Bari inerenti la negoziazione assistita, al protocollo avente ad oggetto l’applicazione delle sanzioni sostitutive all’esito dei giudizi di Appello, al rinnovo delle linee guida dei procedimenti relativi alla crisi d’impresa e dell’insolvenza.
Orbene questi pregevoli risultati consentono di stabilire che il confronto e la concertazione sono gli strumenti più adeguati per affrontare e risolvere questioni inerenti l’organizzazione dell’attività giudiziaria.
Ed a tal fine ritengo utile segnalare in questa sede l’opportunità di istituire un “tavolo” permanente, partecipato da rappresentanti dell’Avvocatura, della Magistratura e del prezioso Personale Amministrativo, dove – previo adeguato monitoraggio – condividere un ciclico e costante confronto finalizzato a formulare proposte e soluzioni, senza che ciò naturalmente implichi qualsivoglia forma di ingerenza nelle prerogative e nelle funzioni proprie di ciascun ruolo ma solo al fine di garantire un adeguato servizio, in grado di fornire altrettanto adeguate risposte in tempi ragionevoli.
Giustizia efficiente in grado di fornire adeguate risposte in tempi ragionevoli, non solo utile volano per un’implementazione dello sviluppo economico, ma ancor prima fondamentale supporto per una corretta convivenza civile e per una concreta applicazione dei valori di una democrazia.
Oggi dobbiamo purtroppo prendere atto di una palese disaffezione dei cittadini nei confronti della giurisdizione e noi Avvocati, quali interlocutori diretti di questi ultimi, ci ritroviamo ad essere in prima linea per fronteggiare questo preoccupante fenomeno.
Ma tale disaffezione sembrerebbe testimoniata in parte anche dai nostri numeri.
Nel nostro distretto, al pari di quanto accaduto sull’intero territorio nazionale, vi è stato un cospicuo decremento dei partecipanti all’esame per l’abilitazione all’esercizio della professione forense.
Siamo infatti passati dai circa duemila candidati degli anni novanta ai duecentottantantadue del 2023.
Tale dato, apparentemente sconfortante, va però adeguatamente interpretato.
Mi è capitato più volte di sostenere, ed intendo ribadirlo anche in questa sede, che finalmente l’Avvocatura ha smesso di essere considerata un’area di “parcheggio intellettuale”, dove stazionare in attesa di scelte alternative, determinando così una intollerabile inflazione del titolo e un altrettanto intollerabile svilimento della dignità della funzione.
Ma le Istituzioni forensi hanno l’obbligo di governare questo fenomeno fornendo, a coloro i quali hanno consapevolmente deciso di intraprendere questo affascinante percorso, gli strumenti per poter ben affrontare le sfide del futuro attraverso una approfondita preparazione che li metta nelle condizioni di esplorare anche le nuove frontiere del diritto.
Ben consapevoli, peraltro, che un algoritmo non potrà mai sostituire l’intuito, il pathos e l’intelligenza di un professionista adeguatamente preparato.
Inoltre l’Avvocatura non si è sottratta ai suoi compiti neanche allorchè si è trattato di affrontare l’annoso e, in alcuni momenti, drammatico problema dell’edilizia giudiziaria.
Abbiamo tutti insieme affrontato un cammino partito dalla esperienza dell’allestimento delle tristemente famose tende, esperienza mortificante e singolare considerato che fino ad allora molti di noi sapevano dell’esistenza di ospedali da campo o, al più, di cucine da campo ma mai avevano sentito parlare di tribunali da campo.
Ancora una volta insieme abbiamo realizzato le condizioni perché oggi si possa parlare di una concreta, adeguata e definitiva soluzione in grado di assicurare anche al Tribunale per i Minorenni una sede degna di questo nome.
Mi sia consentito, a tal proposito, dare pubblicamente atto dell’impegno profuso dal Sig. Vice Ministro, Avv. Sisto, per il raggiungimento di tale risultato, auspicando che la meta prestabilita venga raggiunta nei tempi programmati.
L’ampliamento e l’adeguamento degli spazi occupati dalla giustizia penale sono un’ulteriore conferma di quanto sia giustamente considerato prioritario il tema dell’edilizia giudiziaria.
Ciò non solo e non tanto per garantire a chi quotidianamente opera negli uffici giudiziari una collocazione adeguata ma, ancora prima ed ancor più, per tutelare la dignità e, se mi consentite, la sacralità dell’esercizio della giurisdizione. La qualità ed il decoro della sede giudiziaria esaltano tale
dignità e il cittadino che vi accede deve sentirsi in una sorta di tempio laico, acquisendo così consapevolezza della importanza di ciò che quotidianamente si svolge in quegli ambienti.
Occasione di consuntivi, dicevo, e va quindi ricordato che non abbiamo fatto mancare l’essenziale contributo degli Avvocati finalizzato all’osservanza di quanto stabilito dal terzo comma dell’art. 24 della Costituzione, assicurando l’intangibilità del diritto di difesa in favore dei non abbienti anche attraverso un tempestivo riscontro alle numerose richieste di patrocinio a spese dello Stato.
Abbiamo ritenuto indispensabile continuare a coltivare il nostro impegno sociale con iniziative concrete, quali sportelli di ascolto a supporto delle vittime di reato ed assicurando la nostra presenza nelle scuole, finalizzata alla diffusione della cultura della legalità.
Concludendo mi fa particolarmente piacere ricordare che l’ Ordine degli Avvocati di Bari, nel 2023, ha compiuto cento anni e tale lusinghiero traguardo è un’ulteriore dimostrazione che gli Avvocati c’erano, ci sono e ci saranno perché con la loro Toga ovvero, ricordando Calamandrei, con il loro cencio nero saranno sempre chiamati ad asciugare qualche lacrima, a sollevare qualche fronte ed a reprimere qualche sopruso.
RingraziandoVi per l’attenzione che avete voluto cortesemente riservarmi, auguro a tutti un buon Anno Giudiziario.
Qui il testo della relazione: https://www.oralegalenews.it/wp-content/uploads/2024/01/Inagurazione-Anno-giudiziario-2024-SALVATORE-DALUISO-PRESIDENTE-COA-BARI.pdf
Credits: ph. courtesy Roberta De Siati
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