Né puttane né madonne

Né puttane né madonne

di Giovanna Fava (Avvocata in Reggio Emilia)

Ho avuto la fortuna di essere studentessa negli anni in cui le scuole, l’università, la società tutta veniva pervasa da un benefico tzunami che la sconvolgeva partendo dalle sue stesse radici.
La forza che quel vento dava a chi ne veniva toccato era tale da avere la sensazione di poter cambiare il mondo.

Per molte di noi l’elemento scatenante la tempesta è stato l’ingresso prepotente nella scena politica della consapevolezza di un corpo diverso: il corpo femminile.
Dicono le “storiche” che quando il corpo femminile entra in un contesto lo disarticola, ne stravolge le regole, perché quella cornice in cui lo si vorrebbe collocare non è stata costruita per quel corpo e non riesce a contenerlo.

Da qui la rottura degli schemi. La richiesta, per le giovani donne di allora, di conoscere il proprio corpo e di riappropriarsene, non accettando più di farne icona da idolatrare o corpo da consumare per i piaceri altrui.
Non a caso uno degli slogan che si gridavano allora era

né puttane né madonne, finalmente solo donne”.

Da questa affermazione del corpo, non un corpo qualsiasi, ma di un genere specifico –corpo femminile– è nato in Italia il movimento per l’autodeterminazione femminile, l’emancipazione e la liberazione.
La necessità di sancire a priori l’inviolabilità del corpo femminile e l’urgenza affinché ogni violenza agita su quel corpo fosse classificata reato contro la persona e non contro la morale.

E’ stato un passaggio epocale nel costume e nella cultura, non solo giuridica, del nostro paese.
Perché la parola, così come lo sguardo, definisce.
Con la parola e lo sguardo noi possiamo alzare muri o aprire porte e finestre, possiamo offendere, negare, ignorare oppure dare corpo, identità, valore.
Molto di quello che noi siamo dipende dagli sguardi che ci hanno avvolto e dalle parole, anche del diritto, che ci hanno definite.

La complicità più grande che possiamo avere con la violenza contro le donne è non nominarla, girare lo sguardo, per paura, per vergogna. Perché ci colpisce talmente tanto che difendiamo le nostre emozioni ignorandola.

Ero ancora ragazza, quando sentii la notizia, riportata dal telegiornale, di una giovane donna francese violentata nella metropolitana di Parigi, in un orario di massimo affollamento.
Ricordo il mio sconcerto. Pensai che non poteva essere che nessuno avesse visto. Era impossibile, eppure di tante persone che ebbero a passare di lì non solo nessuno era intervenuto in suo favore, nessuno aveva visto.

Dunque, il primo, apparentemente semplice passo per combattere la violenza contro le donne è accettare il fatto che esiste e accettare di posarvi sopra il nostro sguardo. Dopo sarà tutto più semplice.

E non parlo ovviamente solo della violenza fisica o sessuale, che lascia segni sul corpo, ma anche della violenza economica, e di quella psicologica.

Violenze che si manifestano con disvalore, negazione di autonomia e di capacità di decisione, di disporre dei propri soldi. Donna che deve chiedere i soldi per ogni necessità, portata in banca o dal notaio. Oppure allo Stato civile, per sottoscrivere atti di cui non le viene rappresentata la portata e le conseguenze: scelta di un regime patrimoniale piuttosto di un altro, rinuncia all’eredità oppure alla comproprietà di un bene, sottoscrizione di mutui, fideiussioni e garanzie.

Un avvocato, un notaio, un ufficiale di stato civile, in presenza di situazioni in cui la volontà della persona potrebbe essere coartata dovrebbe rifiutarsi di redigere l’atto.
Piccoli gesti di coerenza e di quotidiano eroismo di cui possiamo essere capaci.

#TOPICS: ultimi articoli

Avvocati, cosa… come…?

Massimo Corrado Di Florio
Autentici depositari di una fede di libertà

Leggi l'articolo

Rilevanza strategica

Andrea Buti
Inquadrare il problema, individuare le opzioni, immaginare gli scenari

Leggi l'articolo

Trasformazione etica

Tania Rizzo
L’Avvocatura è l’ossatura dello stato di diritto

Leggi l'articolo

Per prima cosa, uccidiamo tutti gli avvocati

Aldo Luchi
Le battaglie per i diritti di tutti e non per il privilegio di pochi

Leggi l'articolo

Lo sguardo laico

Nicola Cirillo
Una funzione propulsiva del progresso e dello sviluppo sociale

Leggi l'articolo

Prospettiva ribaltata

Anna Losurdo
Abbiamo, non da oggi, un problema reputazionale

Leggi l'articolo

Dieci ragazzi per noi

Ileana Alesso
Il linguaggio del legame sociale è un linguaggio “speciale” che deve essere “normale

Leggi l'articolo

Sentimenti e regole

Antonio Pascucci
Le regole sono il fondamento di ogni comunità strutturata, necessarie per garantire un equilibrio tra ordine e libertà

Leggi l'articolo

Un fiocco di tanti colori

Paola Furini
Ai ragazzi e alle ragazze è stata garantita la possibilità di partecipare alla vita pubblica

Leggi l'articolo

Archivio Magazine

Indice

Rubriche: ultimi articoli

Mobbing famigliare o genitoriale?

Pubblicato in |

Andrea Mazzeo
Le condotte conflittuali o di sopraffazione tra i coniugi non sono equiparabili al mobbing nel mondo del lavoro

Stato interessante in stato di diritto

Pubblicato in |

Anna Frasca
Esiste una correlazione inversa tra il lavoro domestico e il desiderio di avere figli

Diritto alla conoscenza

Pubblicato in |||

Paola Regina
La giurisprudenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo ha elaborato
nozioni autonome di diritto e di legge

Trasparenza legislativa nella UE

Pubblicato in |||

Emilio De Capitani
Elementi fondanti per il diritto all’auto determinazione di ogni individuo e per il funzionamento di una società democratica

Responsabilità del linguaggio

Pubblicato in |||

Roberta De Monticelli
L’idea di trasparenza è il luogo dove la logica si salda con l’etica

Diritto di capire

Pubblicato in |||

Stefania Cavagnoli
L’importanza del diritto e della sua comunicazione come strumento di relazione e di garanzia

Distrofia sintattica

Pubblicato in |||

Massimo Corrado Di Florio
Le parole non devono essere ingannatrici

Better law making

Pubblicato in |||

Trasparenza delle leggi e strumenti di democrazia partecipativa in Italia e in Europa
Ileana Alesso
Se un linguaggio che non è possibile capire e parlare è un linguaggio che rende muti, ferisce le persone e la comunità, occorre la bussola di una lingua comune per l’orizzonte disegnato dalla Costituzione

Ifigenia

Pubblicato in

Povera, si direbbe.Che già ad essere figlia di Agamennone e…

Sospensione feriale: si/no

Pubblicato in ||||

Giovanna Fava
Le richieste di provvedimenti in materia di famiglia sono tutte urgenti

Una sfida per la qualità

Pubblicato in ||||

Angelo Santi
Un campo di azione in cui esplicare la libertà delle parti

Degrado del diritto penale

Pubblicato in |||

Andrea Casto
Prima di tendere alla emenda del reo, la pena deve essere sanzione e monito