
Cultura scientifica e lungimiranza
di Claudia Segre (Presidente di Global Thinking Foundation)
Non solo diritti umani ma anche l’accesso alle scienze è sempre stato un problema quando si parla di donne, e non solo nei Paesi emergenti perché anche nei Paesi industrializzati l’affermazione delle donne nelle scienze si e’ dimostrato spesso una chimera.
I progressi scientifici e tecnologici hanno ridotto man mano le barriere di fruizione all’educazione ed alla conoscenza.
L’ultima barriera da abbattere è stata quella della porta verso le “scienze dure” come matematica , statistica e fisica per le quali le competenze tecniche necessarie non erano alla portata di tutte come quelle umanistiche. Basti pensare che ancora agli inizi del ‘900 le ragazze non potevano frequentare licei tecnici o Università ed addirittura sino a 50 anni fa le applicazioni tecniche nelle scuole medie erano divise tra generi ove alle femmine si insegnava ancora a fare il croccante o lo sbalzo su rame di immagini sacre.
Possiamo dire che una vera educazione scientifica diffusa si è affermata decisamente a metà del ‘900, nonostante gli esordi incoraggianti di Ada Lovelace nell’800 sino al brevetto di Hedy Lamarr sulla trasmissione dati “stile wifi”, e di pari passo con l’affermazione dei computer, tanto che proprio le donne sono state le prime ad occuparsi di coding e pensiero computazionale negli anni ’70.
Aldilà delle naturali inclinazioni questa situazione protrattasi nel tempo ha alimentato barriere culturali e sociali che faticano ad essere superate per quelle ragazze che hanno voluto ed ancora oggi vogliono scegliete queste scienze, proprio perché sin dalle scuole i pregiudizi e preconcetti di genere ancora son molto presenti negli insegnanti come nelle famiglie.
E ricordiamo che in quanto a Premi Nobel per la Scienza, le Donne inizialmente erano mogli o figlie di scienziati e rappresentano meno del 10% del totali dei Premi Nobel assegnati ad oggi.
Solo recentemente si e’ assistito ad un cambiamento di tendenza in favore delle scienziate e non solo nei Premi Nobel ma anche nel mondo accademico che sta aprendo alla presenza femminile non solo incoraggiandone la partecipazione scolastica ma anche nella carriera accademica sino alla massima carica del rettorato.
Ma anche qui solo 7 rettrici su 84, a significare che vi e’ ancora molta strada da percorrere.
Soprattutto per ovviare alla fuga di cervelli all’estero favorita da un quadro normativo non particolarmente favorevole per le ricercatrici ma più in generale a supporto della ricerca scientifica.
In questa playlist abbiamo voluto quindi parlare di quegli ecosistemi che le nostre donne scienziate stanno alimentando aldilà delle promesse di quei 30 mld di eur del PNRR per istruzione e ricerca, con convinzione, dedizione e grande volontà di una vera rigenerazione sistemica e sociale che su più discipline venga incontro all’esigenza di costruire un terreno fertile di conoscenza e di scienza evolutiva per le nuove generazioni oltre ogni barriera di genere.
di Anna Losurdo
Prosegue l’impegno di Ora Legale nel contrasto a ogni forma di diseguaglianza e nella diffusione della cultura dei diritti fondamentali delle persone.
Dopo il numero speciale dello scorso anno dedicato alle scienziate, frutto della collaborazione con CREIS, questo raccoglie le testimonianze di autorevoli scienziate e ambasciatrici dell’empowerment femminile e dell’inclusione sociale, nell’ambito della inziativa promossa con Global Thinking Foundation.
Il contributo delle donne nella cultura scientifica è sempre stato prezioso, sebbene spesso avversato e misconosciuto nel passato più o meno remoto.
Il futuro incombe nel nostro presente e non ammette ulteriori ritardi e ulteriori tentennamenti.
Alle bambine e alle adolescenti di oggi dobbiamo offrire una gamma di scelte culturali e professionali che non siano più inquinate da stereotipi e pregiudizi che per troppo tempo le hanno escluse di fatto da una parte di opportunità di lavoro, di ricerca e di studio.
Deve essere contrastata la profezia autoavverante, figlia dei pregiudizi e degli stereotipi, in base alla quale le ragazze non sarebbero portate per le materie scientifiche.
Il divario occupazionale di genere persiste anche nelle altre discipline e si riduce con il crescere del titolo di studio. Ciò non avviene ancora nelle materie stem.
Il futuro ci impone decisioni coraggiose per i dilemmi, anche etici, posti dalla complessità della nostra società: scienza, tecnologia e filosofia devono concorrere per individuare soluzioni per le diverse opzioni individuali e collettive.
Correggere gli errori del passato (e del presente), innovare e costruire su valori comuni politiche pubbliche adeguate, governare il cambiamento superando gli schemi abituali.
È una sfida che non possiamo perdere sia sul piano dell’attuazione dei nostri principi costituzionali in tema di uguaglianza sia su quello economico della perdita in termini di PIL che la esclusione di una parte del talento della nostra nazione comporta.
Di Anna Losurdo, su Ora Legale News
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