
Il genitore affidatario
di Andrea Mazzeo (Psichiatra in Lecce)
Il quotidiano Il Dubbio ha pubblicato, il 16 settembre, un articolo dal titolo “L’affidamento e la sindrome dell’alienazione genitoriale”; è ormai acclarato che tale presunta sindrome, per brevità PAS, non ha alcuna validità scientifica, come da dichiarazione del Ministro della Salute del 18 ottobre 2012 (); non si fa buona informazione riproponendo questo concetto antiscientifico.
Vi è contenuta la seguente affermazione, molto opinabile se non del tutto errata: “Ed è per questo che le madri sono spesso chiamate in causa, poiché è evidente che chi può ostacolare la bigenitorialità è l’affidatario e non l’altro”. Non viene però fornita alcuna prova di questa “evidenza”, non si comprende da quali elementi concreti e oggettivi scaturisca tale evidenza; è solo l’opinione personale dell’autore.
Ma qualsiasi opinione, anche se di fonte autorevole, rimane pur sempre un’opinione soggettiva e non una verità oggettiva.
Né si comprende in che modo il genitore affidatario (forse l’autore dell’articolo intendeva dire collocatario, visto che l’affido è sempre condiviso tranne quando il giudice lo ritenga di pregiudizio per il minore) possa ostacolare la bigenitorialità.
Sono, le mie, osservazioni retoriche; so bene che secondo la teoria della PAS o alienazione parentale, il genitore collocatario ostacolerebbe la bigenitorialità attraverso le cosiddette condotte alienanti (denigrazione dell’altro genitore, pressioni psicologiche sul minore per portarlo a rifiutare l’altro genitore, ecc.).
Tale nuovo concetto, che lungi dall’essere scientificamente accreditato è solo l’opinione di una psicologa statunitense, Amy Backer, non è supportato da alcun dato scientifico; peraltro, una recente sentenza della Corte Suprema della Contea di Monroe (NY), Giudice Richard A. Dollinger, definisce la testimonianza di esperti della PAS, tra cui la d.ssa Backer, come “l’apice della follia” (For this court, the expert’s comment, at times, reached almost the apex of foolishness – ).
Nella mia esperienza ho prova del contrario, e cioè che le pressioni psicologiche esercitate sul minore da un genitore allontanano il minore proprio da questo genitore.
Il caso più emblematico è di Milano: quattro figli, affido condiviso, collocamento dalla madre, regolare diritto di visita del padre; quindi nessun conflitto.
La maggiore appena compiuti i 18 anni ha chiesto al padre di poter andare a studiare all’estero e il padre, imprenditore, si è accollato le spese relative. Dopo alcuni mesi il secondogenito, 16 anni, ha chiesto al padre di andare a vivere da lui perché non sopportava più la madre; successivamente anche il terzogenito, 13 anni, ha chiesto al padre di andare a vivere da lui per gli stessi motivi. Per quest’ultimo si è aperto un procedimento giudiziario perché la madre accusava l’ex-marito di averle messo i figli contro.
Consulente della madre era uno dei firmatari del memorandum dei 131, un neuropsichiatra infantile che sostiene la PAS; contraddicendo tutto quanto sostenuto sino ad allora, e cioè che chi può manipolare i figli è il genitore collocatario (in questo caso la madre) nella sua relazione ha sostenuto che era il padre (genitore non collocatario) ad aver condizionato i figli causando loro l’alienazione parentale; questo nonostante le lettere dei ragazzi (13 e 16 anni) nelle quali spiegavano alla madre i motivi delle loro scelte, e pur in assenza di rifiuto verso la madre regolarmente visitata dai due figli, e verso i parenti del ramo materno.
Un caso analogo, un solo figlio, l’ho seguito in provincia di Bari dove il CTU ha parlato di PAS per un ragazzo collocato dalla madre e che, stanco delle pressioni psicologiche materne, è andato spontaneamente a vivere dal padre.
Sono dati oggettivi che smentiscono l’intera teoria della PAS.
Le pressioni psicologiche, la denigrazione dell’altro genitore, allontanano il bambino proprio dal genitore che le mette in atto.
Image credit: Steve Buissinne da Pixabay
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