
Essere un po’ più felici
di Nicky Persico (Avvocato in Bari e scrittore)
Il modello sociale occidentale è paragonabile ad una grande infezione dell’umanità.
In letteratura – intesa nel senso di trasmissione del pensiero e dell’esperienza attraverso il linguaggio, cosa che ci differenzia da qualsiasi altra specie – non si contano i testi redatti da chi – illuminato – ha cercato di fare una vera analisi di questo problema: Bauman, Enzensberger, Pasolini: ma anche la stessa Marlo Morgan, o Tuiavi di Tiiavea e infiniti altri.
Abbiamo letteralmente cancellato intere civiltà molto più avanzate della “nostra“, quella a cui apparteniamo nostro malgrado, che avevano a cuore quel che davvero conta per un essere umano.
Tutto nel nome di una autoproclamata superiorità, che invece nasconde in sé la cifra di una infelicità perpetua e replicante.
Un modello sociale in cui nessuno conta veramente, per gli altri, se non in base a quanto possiede ovvero può acquistare.
L’ascolto stesso, è stato mercificato e – quel che è peggio – sostituito con un surrogato: una finzione.
I social, ad esempio.
E anche qui c’è l’inganno, onnipresente: si chiamano social perché promettono una socialità, mentre invece operano in realtà a detrimento di quella vera, a beneficio di una finzione surreale che conduce le persone a cena ad uno stesso tavolo ad essere distanti da sé stesse e dagli altri.
Viviamo in quasi totale assenza di un vero ascolto, che aneliamo, e ormai siamo quasi sorpresi, se ci capita qualcuno che ci osserva, che prova a capirci, ad immedesimarsi. E ci commuoviamo, se adatta anche solo un po’ il suo comportamento in base a questo.
Noi stessi, siamo macchine impotenti di fronte agli altri, e ci comportiamo come un call center dove un interlocutore ti capisce, ma non può fare nulla, per te.
Siamo sordi che sentono e ciechi che vedono.
Siamo numeri, fascicoli, matricole identificative.
Basta un nonnulla per finire nel tritacarne; lo stigma della impossibilità economica è una figura con tunica nera ed una falce in mano: ti trascina in un inferno nel quale si diventa invisibili a tutti coloro che fino a ieri ti consideravano, nell’illusorio gioco che ti faceva credere considerassero te. E non quel che possedevi o potevi rappresentare.
Nel nostro tempo leggiamo – libri o frasi – che dovrebbero farci riflettere e cambiare: ma nessuno, può uscirne.
Siamo dannati, in questo modello.
Siamo spettatori, della nostra vita: e solo fino a quando possiamo pagare il biglietto.
Chi dal loggione, chi dai palchi, in questa tragica rappresentazione che abbiamo messo in piedi e che vaga, itinerante, come una compagnia di giro.
Tra applausi a scena aperta, o fischi ed urla sguaiate, in cartellone ogni giorno c’è la nostra vita.
Chissà se un giorno torneremo, alla nostra natura.
A capire che quello di cui abbiamo davvero bisogno è molto più vicino di quanto ci fanno credere.
A leggere, capire: e cambiare.
Cambiare davvero, e ritornare a essere un po’ più felici.
Credits: Julien Malland aka Seth Globe painter
di Nicky Persico, su Ora Legale News
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