
Un vestito troppo stretto per il diritto di famiglia
di Roberta Valente (Avvocata in Bari)
Abbiamo passato una vita professionale studiando la struttura bifasica del giudizio delle separazioni e dei divorzi con la sua peculiare fase presidenziale, ove tutto può succedere, anche una riconciliazione, oggetto di particolare cura e attenzione, cosi come meritano i diritti fragili e alla base del processo di famiglia, e con la successiva fase istruttoria.
Abbiamo chiesto a gran voce un Tribunale ad hoc che si occupasse esclusivamente del diritto di famiglia, senza essere distratto da altre materie.
Ma con la riforma Cartabia il nuovo “Tribunale unico per i minorenni e le famiglie” entra in scena soltanto il 17.10.2024, mentre il nuovo processo unificato della famiglia e dei minori debutta il 1 marzo 2023.
Sparisce la fase presidenziale e con essa vengono gettati al vento tutti i protocolli volti a meglio organizzare la doppia fase e soprattutto quella presidenziale tesa “a favorire la riconciliazione delle parti o la consensualizzazione della lite” (come il protocollo del Tribunale di Bari 17.4.2018, art. 1).
Una ennesima riforma a costo zero che taglia un processo eliminandone un pezzo peculiare e lo ricuce creando, di fatto, un abito processuale slim simile al rito tecnico ordinario.
Nuove preclusioni che impongono alle parti di dedurre, anteriormente alla prima udienza, tutti gli elementi di fatto e di diritto attraverso lo scambio di scritti difensivi e l’allegazione di documenti, come gli estratti conto dei rapporti bancari e finanziari relativi agli ultimi tre anni (art. 473bis nuovo testo c.p.c.) già nell’atto introduttivo.
Tante note scritte e poca oralità, quanto mai indispensabile nella prima parte della ormai deceduta fase presidenziale.
E se da una parte avere un solo Giudice che conosce le parti e le loro problematiche è un vantaggio, dall’altra tagliare cosi drasticamente e ricucire un processo molto particolare, che tratta argomenti delicati e fragili, è molto rischioso, se l’organizzazione della giustizia non è in grado di offrire quegli strumenti (risorse economiche e non) necessari a far funzionare il processo.
Ora dovranno radicalmente mutare tutte le strategie difensive, oltre che i troppi protocolli sul rito di famiglia.
E ancora una volta per rispondere alla domanda di giustizia dovremo ricorrere allo strumento alternativo della negoziazione assistita, con tutti i limiti che l’avvocatura ha, sin dalla sua entrata in vigore, chiesto di eliminare e che permangono. Tra tutti, la mancata previsione del patrocinio a spese dello stato per le negoziazioni non obbligatorie come la negoziazione in materia di famiglia, anche se oggi più telematica e allargata, già da giugno 2022, alle coppie di fatto per l’affidamento e il mantenimento dei loro figli minori e ai figli maggiorenni non economicamente autosufficienti per l’assegno di mantenimento e per la determinazione degli alimenti.
Un altro abito slim anche fuori dal processo che costringerà gli operatori del settore, avvocati e magistrati, a fare i sarti del diritto per sopperire ancora una volta alle carenze del nostro sistema giustizia.
di Roberta Valente, su Ora Legale News
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