Diritto di capire

Diritto di capire

di Stefania Cavagnoli (Ordinaria di linguistica applicata e glottodidattica, Coordinatrice di Macroarea Lettera e Filosofia, Università degli studi di Roma Tor Vergata)

Riflettere sulla comprensibilità nell’ambito del diritto parte necessariamente dal perché tale comprensibilità è importante.

Capire un testo significa condividerlo con un maggior numero di persone, e la natura del testo giuridico, base regolativa dei rapporti della società, ha un ruolo determinante nel senso della cittadinanza e della democrazia.
Il testo giuridico è un testo culturale, legato alla comunità linguistica di riferimento, ed è un testo specialistico, pensato per coloro che hanno le competenze per leggere, capire, interpretare. Però il testo giuridico deve essere fruibile anche da tutte le persone che attraverso di esso, riconoscono le regole della società.

Il diritto di capire i testi giuridici è un tema correlato al diritto, ma non di meno alla cittadinanza, alla democrazia e alla linguistica.
Gli strumenti della linguistica applicata possono essere utili a coloro che i testi li scrivono, ma anche a coloro che li utilizzano nella vita quotidiana di cittadine e cittadini.

Il testo giuridico, che è alla base della comunicazione in un ambito professionale specialistico come quello del diritto, è l’unità minima di comunicazione. E come tutte le comunicazioni, presuppone un/a scrivente, e un/a ricevente.
Nella linguistica applicata si è messo in evidenza, a partire da Jakobson con la scuola di Praga negli anni Trenta del Novecento, quanto il linguaggio risponda a dei bisogni comunicativi, che sono di regolazione dei rapporti fra le persone, e fra le persone e le istituzioni, ma che presuppongono una comprensibilità, e una comprensione, di quanto scritto.

Un testo specialistico comprensibile non perde di precisione e di affidabilità, ma permette di essere capito da un maggior numero di persone (rendendo più concreto l’accesso alla giustizia, l’interpretazione corretta, la trasparenza e non ultimo, la riduzione dei costi).
La scrittura giuridica è spesso (inutilmente) complessa, sia per i necessari tecnicismi e termini, sia soprattutto, almeno per quel che riguarda la lingua italiana, per tradizione culturale.
Se sui primi non si può e non si deve intervenire, in quanto rappresentanti di istituti giuridici, sul resto del testo si può e si deve intervenire nel senso di una semplificazione.
Si può lavorare sui brocardi, su certi latinismi, sulle frasi fatte che nulla apportano al senso del testo.
Si può lavorare sulla struttura sintattica delle frasi, utilizzando maggiormente la paratassi al posto dell’ipotassi (un insieme di coordinate, e non costruzioni troppo complesse di subordinate).
Si può lavorare con la punteggiatura, dividendo maggiormente i periodi troppo lunghi.

Il senso della semplificazione è quello di fornire una maggior chiarezza e così evitare le ambiguità e le interpretazioni erronee, per una giustizia più equa.
La semplificazione passa naturalmente anche per la lunghezza dei testi.
In ambito giuridico sono molti i tentativi di semplificazione, basti pensare al codice di procedura amministrativa, o ancora, a livello europeo, le norme della Corte del Lussemburgo.
Chi lavora nell’ambito del diritto sa che scrivere testi semplici, ma che rispettino le caratteristiche del linguaggio specialistico, è più difficile che scrivere testi complessi e più lunghi.

Uno strumento messo a disposizione dalla linguistica, per la lingua italiana, è l’indice GULPEASE (Pietro Lucisano e Maria Emanuela Piemontese, GULPEASE: una formula per la predizione della difficoltà dei testi in lingua italiana, in Scuola e città, XXXIX, n. 3, 1988, p. 110-24), per l’analisi dei testi sulla base di due misurazioni: la lunghezza della parola e la lunghezza della frase rispetto al numero delle lettere utilizzate (https://www.webandmultimedia.it/site/index.php?area=5&subarea=1&formato=scheda&id=36), secondo la formula: 89 + 300 x (numero delle frasi) – 10 x (numero delle lettere), tutto diviso per il numero delle parole.
I risultati sono compresi tra 0 e 100, dove il valore “100” indica la leggibilità più alta e “0” la leggibilità più bassa.
In generale risulta che testi con un indice
• inferiore a 80 sono difficili da leggere per chi ha la licenza elementare
• inferiore a 60 sono difficili da leggere per chi ha la licenza media
• inferiore a 40 sono difficili da leggere per chi ha un diploma superiore

I testi giuridici spesso presentano risultati ancora più bassi del 40.
Un campo di ricerca possibile, per un miglioramento dei testi, potrebbe essere l’analisi di un corpus di testi giuridici, differenziato per generi testuali, a sostegno di tale indice. Tale progetto avrebbe bisogno di collaborazione fra la linguistica e il diritto.
Le vie per il miglioramento della comunicazione giuridica infatti sono interdisciplinari.
Nella semplificazione vanno coinvolti/e esperti/e di altre discipline come la linguistica, lavorare sulla formazione in ambito giuridico, a partire dalle università, confrontarsi con gli/le utenti dei testi giuridici, far capire alla cittadinanza l’importanza del diritto e della sua comunicazione, come strumento di relazione e di garanzia.

Credits: Pexels da Pixabay

Di Stefania Cavagnoli, su Ora Legale News

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