Il fondamento

Il fondamento

di Aldo Luchi (Avvocato in Cagliari)

La pace è un’aspirazione vecchia quanto l’umanità, ma da sempre rimane un’aspirazione nonostante l’esperienza insegni che è l’unica condizione che favorisce un diffuso benessere, una maggiore equità sociale e un progresso generalizzato. Viceversa, i conflitti favoriscono l’arricchimento in brevissimo tempo di pochi soggetti a discapito dell’impoverimento di tutti gli altri, tanto è vero che le spinte di natura economica sono le più frequenti e diffuse nel loro sorgere.

Uno degli ostacoli al raggiungimento della pace va certamente individuato nella complessità delle condizioni richieste per il raggiungimento e, soprattutto, per il mantenimento di questa condizione: la condivisione di principi comuni sui quali fondare regole condivise e universalmente accettate e rispettate richiede comuni basi culturali e finalità, l’universale accettazione di principi etici minimi insuperabili e, per tutto ciò che non confligge con tali principi comuni e regole condivise, il riconoscimento ad ogni essere umano del diritto soggettivo all’autodeterminazione.

Non a caso, chiunque alimenti un conflitto adduce una pretesa superiorità – o anche solo una diversità asseritamente inconciliabile – di natura ideologica, religiosa, nazionalista, identitaria rispetto all’altra parte del conflitto. E tutti i confini, tanto quelli fisici e politici tra Stati, quanto quelli verbali nella comunicazione conflittuale, o quelli dell’imposizione di limitazioni all’altrui autodeterminazione in forza delle proprie convinzioni ideologiche, religiose, culturali e identitarie costituiscono altrettante deviazioni dal modello di convivenza pacifica.

La ricerca di principi comuni condivisi sta alla base di tutte le iniziative e le convenzioni che, a partire dalla conclusione della Seconda Guerra Mondiale, hanno tentato di stabilire regole comuni a tutti gli uomini senza, tuttavia, essere in grado di risolvere i vulnera rappresentati dalla incoercibilità di detti principi, dalla volontarietà dell’adesione dei singoli stati e dalla sostanziale ininfluenza di queste iniziative sugli squilibri economici internazionali e nazionali.

Infine, alla base dei conflitti sta l’incapacità di comprendere che la stabilità economica e la ricchezza rese possibili dalla pace sono durature e si riflettono sulle generazioni future, e che un’equa distribuzione sociale della stabilità e della ricchezza giocano un ruolo fondamentale nell’annullamento delle distanze sociali e culturali.

Dunque, l’unico possibile fondamento della pace è davvero il riconoscimento dell’irrinunciabilità e dell’inviolabilità dei diritti minimi e delle regole necessarie per garantire la loro tutela. Un patrimonio culturale globalmente condiviso, oltre il quale il diritto fondamentale all’autodeterminazione sia altrettanto inviolabile e tutelato.

Credits: Noupload da Pixabay

Di Aldo Luchi, su Ora Legale News

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