Nuove vie per la cultura

Nuove vie per la cultura

di Enzo Varricchio

Cultura è Economia / Economia è Cultura. Questo ormai ce lo diciamo tutti da tempo.

La cultura è il maggior patrimonio di una nazione e l’orgoglio del suo popolo. Per l’Italia, insieme alle bellezze naturali, i beni e i servizi culturali sono il maggior attrattore turistico, nonché in generale un potente moltiplicatore reddituale che non sembra tuttavia adeguatamente sfruttato.

Il saggio “Kulturinfarkt”, pubblicato in Germania ed edito in Italia nel 2012 da Marsilio, puntava l’indice contro le politiche culturali europee e nazionali, ree, a giudizio degli autori, di drogare il mercato dei servizi culturali, premiando con i loro finanziamenti i piccoli e grandi potentati per accrescere il proprio consenso, finendo però per creare una vera e propria clientela antimeritocratica in danno degli autori e delle opere qualitativamente migliori ma meno organizzati al fund raising e alle relazioni politiche.

Gli autori del saggio salutavano la fine delle risorse pubbliche per la cultura – era questo l’infarto culturale – come l’occasione per riscrivere il sistema dei rapporti pubblico-privato, con un maggiore coinvolgimento di quest’ultimo in una prospettiva più meritocratica.

https://www.unilibro.it/libro/haselbach-dieter-klein-armin-knusel-pius/kulturinfarkt-azzerare-fondi-pubblici-far-rinascere-cultura/9788831714372

In Italia, il problema della cultura, stretta tra politica, diritti degli artisti (e della collettività) e mercato, è particolarmente gravoso. Più che di infarto, possiamo parlare di “blocco intestinale”.

Basti pensare che la legge sul diritto d’autore risale al lontanissimo 1941 e appare del tutto inadeguata a cogliere le dinamiche odierne delle arti e delle “culture” contemporanee; che manca uno status specifico dell’artista, dello scrittore, del regista teatrale, del fotografo d’arte; che il Codice dei beni culturali e del paesaggio del 2004, seppur novellato più volte, ha dimostrato di non riuscire nello scopo di favorire l’ingresso delle aziende e dei privati nella gestione del patrimonio culturale a causa degli eccessivi vincoli burocratici che li scoraggiano; che va ripensato il sistema e ridisegnati i compiti delle Soprintendenze, che va creata una banca dati open source degli scavi archeologici e dei ritrovamenti in corso.

Insomma, occorre ridare un senso agli articoli 9 e 33 della nostra amata Costituzione.

A proposito di musei, negli ultimi decenni si è puntato sui poli museali e sui musei più importanti, dimenticando e relegando all’oblio gli innumerevoli musei locali e comunali che rappresentano la gran parte del patrimonio museale italiano, generatori di costi (manutenzione, gestione, apertura, custodia, etc.) ma privi di un afflusso di visitatori reale che ne giustifichi l’esistenza (si rinvia ai rapporti periodici di Fedederculture per i dati sui biglietti venduti), nonostante il loro patrimonio di oggetti e reperti sia di livello mondiale. Policoro, Metaponto, Rutigliano sono i primi esempi che mi vengono in mente, scrigni preziosi di testimonianze di civiltà che ben pochi conoscono perché non promossi e valorizzati.

Dovremmo affidare sempre più a privati la gestione, la promozione e la valorizzazione di tali musei, sulla base di accordi che lascino un ampio margine di autonomia decisionale (e di utilità economica) al privato circa le iniziative promozionali da intraprendere e circa la gestione, limitando i controlli e le ingerenze delle soprintendenze ai soli aspetti di conservazione e tutela dei beni culturali in essi contenuti. In pratica, se prendo in gestione il museo per cinque anni ne trarrò gli eventuali profitti, mentre tu ente pubblico non entrerai nella gestione se non nel caso di pericoli per l’incolumità della collezione.

In questo modo, rendendo più appetibile l’affare per i privati, si risparmierebbero i costi pubblici di mantenimento e si farebbe conoscere il museo ai visitatori (il privato è ben più motivato a sbigliettare di un qualunque dipendente pubblico che, a prescindere dal numero di biglietti venduti, percepisce comunque la sua retribuzione).
Si tratta solo di un rapido esempio di un diverso modello di rapporti tra privati e pubblica amministrazione che dal fronte museale dovrebbe applicarsi al settore culturale in generale.

Fondamentale è anche agire dal lato della domanda.
Come favorire l’acquisto di beni e servizi culturali?
Il bonus per studenti e docenti, ad esempio, è stato un fallimento. Quasi tutti lo impiegano per l’acquisto, in molti casi obbligato, di strumenti informatici (la scuola italiana non sembra più in grado di far senza). Ben pochi per libri, riviste, carte geografiche, quadri, strumenti didattici, lezioni private, etc.

La leva fiscale è invece la migliore e più incisiva.
Si tratta di consentire la detrazione e/o deduzione dalle tasse dei costi sostenuti per l’acquisto di oggetti e servizi culturali attraverso la conservazione della relativa documentazione di acquisto. Ciò spinge all’acquisto di merit goods (beni meritevoli), induce ad una scelta libera e consapevole da parte del consumatore, crea maggior eguaglianza nella distribuzione degli strumenti culturali.

Le tasse sono la nuova frontiera della cultura.

https://www.oralegalenews.it/wp-content/uploads/2020/11/IL-TESTO-DEL-DISEGNO-DI-LEGGE-PROPOSTO.pdf

Altri scritti dell’Autore sul tema:

E. Varricchio. “Che cos’è arte oggi. Con la traduzione degli atti dello storico processo di Constantin Brancusi contro gli USA., Editoriale Giorgio Mondadori, Milano, 2020

https://www.cairoeditore.it/index.php/libri/arte-e-letteratura/che-cose-arte-oggi-66867

E. Varricchio “Il contributo della cultura e della creatività allo sviluppo economico e sociale europeo”, relazione introduttiva alla versione italiana curata dal Centro Studi di diritto delle arti, del turismo e del paesaggio del Rapporto su “L’economia della cultura in Europa”, pubblicato nell’ottobre 2006 dalla Kea European Affairs per conto della Commissione Europea in www.dirittodellearti.it

“Disposizioni fiscali urgenti per favorire la ripresa dell’attività culturale, artistica ed editoriale in Italia” (petizione Camera dei Deputati n. 2303970/25183 del 22/10/1996, presentata da E. Varricchio e A. Pecorella ).

Articoli di Enzo Varricchio su Ora Legale News:
https://www.oralegalenews.it/?s=Enzo+Varricchio

Image credit: Minh T
www.adorama.com

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