
Su una strada rassicurante
di Nicky Persico (Avvocato in Bari e scrittore)
Credo fermamente che ognuno di noi abbia un diritto.
Prima della costituzione, nella gerarchia delle fonti: prima di ogni altra norma, patto o convenzione.
Credo convintamente che ognuno di noi debba, possa, o sia coercito dall’anima sua, con l’intervento della forza pubblica se necessario, o sotto pena degli atti esecutivi con pedissequo decreto allegato, ad un mattino assolato.
Credo fortemente che a partire dalle prime norme conosciute, e dopo le Compilazioni Giustinianee, sia rimasto fermo un principio, riconosciuto da giurisprudenza conforme ed univoca a sezioni unite, che sopravvive ad ogni successiva formulazione in questa esistenza vigente, e che successive integrazioni e modifiche non possano tangere né modificare, si abbia diritto – e finanche dovere – di dirigersi un mattino su una strada conosciuta, amata: rassicurante.
Credo sia dovere di ognuno, percorrerla con il mezzo che gli è più congeniale, abbigliandosi nella maniera che più si confà al rispetto a sé stessi ed alla propria natura, recando seco quel poco che davvero occorre: una canzone del cuore nella mente, magari un libro, e che abbia come meta un luogo del cuore.
Si dispone che nel tragitto si compiano ricordi, ai cari, ai luoghi, agli errori. E che ci si perdoni senza attenuanti generiche, e ci si abbandoni: al tempo passato, che sia lasciato alle spalle come fine pena di tutto quel che è stato fine pena mai.
Fino a questo momento, in cui è consentito dimenticare. E giungere, a una riva che la terra è finita e inizia il mare, o tutto quel che – per equivalenza – viene considerato tale.
Per questo motivo si dispone infine, ai sensi del cinquecentotrenta, trentatré o quel che vi pare, ci si abbandoni.
Sentendosi l’età che si vuole, raccogliendo ogni parvenza di assoluzione o in mancanza, che intervenga prescrizione.
Ci si rilasci, quindi. Ci si disperda.
Con interdizione perpetua dai pubblici uffici di sofferenza, colpevolizzazione: che resti solo il profumo della terra – o sabbia – su cui si è distesi, e che si guardi il cielo e ci si possa naufragare. Ai profumi, ai restanti sogni, agli abbracci.
E che intervenga pace, e piena autoassoluzione: fosse pure, in via subordinata, per non aver commesso il fatto o per insufficienza di prove.
Nei casi più gravi e perniciosi, ci si rimetta alla clemenza di Vostro Onore.
Che ci si guardi dentro, così è disposto, e si odano le note della summenzionata canzone.
E che si ascolti finalmente il proprio battito del cuore.
Credits: sui cieli di Tenerife il 15.3.2021
Di Nicky Persico, su Ora Legale News
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