
Un progetto virtuoso
di Tatiana Biagioni (Avvocata e Presidente del CPO dell’Ordine degli Avvocati di Milano – Presidente AGI)
Le avvocate e gli avvocati svolgono un compito centrale nel garantire gli effettivi diritti delle persone. Il nostro ruolo è fondamentale per la democrazia e per lo Stato di diritto: non esiste una democrazia senza un’avvocatura libera.
Siamo consapevoli di questo ruolo e della responsabilità che comporta?
Questa è la domanda che mi pongo mentre rifletto su quella che dovrà essere l’avvocatura del futuro.
La mia riflessione parte dai diritti e in particolare dal ruolo imprescindibile e infungibile che l’avvocatura ha in tema di pari opportunità e non discriminazione.
Molti anni prima che la legge professionale forense decretasse la costituzione obbligatoria dei Comitati Pari Opportunità, su tutto il territorio nazionale si erano costituite commissioni ovvero comitati che presso l’avvocatura avevano sentito l’esigenza di occuparsi spontaneamente del tema delle pari opportunità di genere.
Essere uomo o donna, sia nella professione che nei ruoli di rappresentanza, comportava rilevanti differenze, alcune delle quali ancora attuali.
Il genere è stato per l’Italia – come la razza per gli Stati Uniti – il fattore di rischio che ha indotto in una parte dell’avvocatura una riflessione profonda in merito ai diritti, alle pari opportunità e alla non discriminazione.
Dopo quella esperienza centrata sul genere, nel 2012 viene introdotta la costituzione obbligatoria dei CPO.
Tale decisione segna un preciso indirizzo del legislatore che chiede all’avvocatura, sul solco del fondamentale ruolo sociale dalla stessa ricoperto, di occuparsi attivamente di questi temi, riconoscendo così la competenza e la vocazione delle avvocate e degli avvocati: promuovere le pari opportunità e dare attuazione ai diritti delle persone e alla non discriminazione, nel rispetto del diritto europeo e in quello interno.
Da allora, grandi passi in avanti hanno fatto i Comitati Pari Opportunità nello sforzo di dare a quella disposizione di legge una vera attuazione.
L’attività dei Comitati si è estesa a tutela di tutti i fattori di rischio presenti nella normativa europea e in quella interna (oltre al genere, tra gli altri, la disabilità, l’età, l’orientamento sessuale, la razza, l’etnia, la religione) su tutto il territorio nazionale.
L’azione dei C.P.O. ha raggiunto e coinvolto la società civile, svolgendo un ruolo di sostegno alle politiche di pari opportunità che nel nostro Paese conosce picchi di arretratezza spesso inesistenti in altre realtà europee.
Si tratta di funzioni specifiche e circoscritte per materia, necessarie a coadiuvare i Consigli dell’Ordine che, oberati di incombenze, non sono riescono ad occuparsi in maniera sistematica e specifica dei temi delle pari opportunità e non discriminazione.
I precisi compiti che delineano la materia di competenza dei CPO impediscono qualsiasi sovrapposizione con le responsabilità dei Consigli degli Ordini ed anzi completano una carenza dell’avvocatura, in ritardo storico sui temi delle pari opportunità.
Il ruolo ricoperto dai CPO in tema delle pari opportunità, in relazione a tutti i fattori di rischio, è fondamentale per l’effettivo contrasto alle discriminazioni, affinché l’avvocatura davvero possa fungere da traino in favore di un paese gravato da un’atavica arretratezza sul tema. Un lavoro di contrasto alle discriminazioni e di promozione di politiche di pari opportunità, interne ed esterne alla professione, da svolgere in sinergia e collaborazione con i consigli circondariali.
È necessario promuovere un progetto virtuoso a tutela delle professioniste, delle giovani e dei giovani, delle disabili e dei disabili idoneo a contrastare le discriminazioni legate all’orientamento sessuale, alla razza e all’etnia.
Questo a mio avviso il nostro futuro e i CPO ci sono, insieme ai COA, per percorrere la nuova strada dell’avvocatura.
Credits: David Kracov by Cinzia Petitti, 2022
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