l'ingiustizia tra i colori

Arte e pena di morte nel libro del giudice Buonvino

di Giulia Reina (Avvocata in Bari)

I rapporti tra arte e diritto sono da sempre articolati e complessi e non afferiscono soltanto al diritto d’autore e dei beni culturali ma tracimano dal diritto privato a quello amministrativo, a quello penale.

Il volume “L’ingiustizia tra i colori. Appunti e dipinti sulla pena di morte” (ed. Rotas, 2023) di Luca Buonvino, giudice penale, nasce dall’originale idea di parlare della pena di morte e della sua intrinseca, quanto ineliminabile, dose di disumanità, accostandole famosi “… dipinti, i cui, i cui colori e personaggi parlano e raccontano di teorie, dibattiti ed evoluzioni del pensiero filosofico e giuridico che hanno attraversato i secoli”.

Nella prima parte del libro, Buonvino, attraverso una carrellata storica sulla concezione della pena capitale dagli antichi Greci sino ai giorni nostri, strutturata attraverso le citazioni di pensatori come Platone, Seneca, More, Pascal, Rousseau, Kant, Hegel, Gentile, di giuristi come Filangieri, Beccaria, Rocco, Bobbio, Zagrebelski, nonché di scrittori come Dostojevskij, Hugo, Camus, e persino di rivoluzionari come Robespierre, esamina le principali teorie a sostegno della morte per mano dello Stato: retributiva, preventiva in senso generale e preventiva in senso speciale, per smontarle in nome di un concetto di humanitas che traspare luminosamente dalle sue pagine.

Il piano dal quale esaminare la pena di morte è, infatti, per Buonvino quello morale, piuttosto che quello giuridico: la vita umana, retta o delittuosa che sia, è intangibile. E’ questo un principio radicato nella morale cristiana, accompagnato dal parametro della “giustizia mite”, sul quale l’autore insiste, menzionandone la visione di Enzo Bianchi nel suo Le vie della felicità (2010).

La seconda parte del volume offre una galleria di opere d’arte di pittori famosi dedicate alla condanna a morte di innocenti celebri quali Cristo, Socrate, Lady Jane Grey, Sacco e Vanzetti ma anche alla rappresentazione della pena capitale nella sua cieca brutalità che l’apparenta alla vendetta, che hanno offerto Bruegel il vecchio, Goya, Warhol, Mirò.

Buonvino si ritaglia così uno spazio per commentare le opere con la sapienza di chi ha lunga e matura dimestichezza con la storia della pittura.

Ognuna delle opere rafforza la percezione della condanna a morte come la più radicale e inoppugnabile delle ingiustizie.

Come al solito, l’arte riesce a far breccia nelle coscienze più d’ogni altra forma di comunicazione umana, con la sua immediatezza, con la sua espressività.

Domenica 19/01/2025 alle ore 18:00, presso il Circolo tennis “Hugo Simmen” di Barletta.

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