
Filiazione materna sempre meno invisibile
di Stefania Stefanelli (Professoressa Associata – Diritto privato – Dipartimento di Giurisprudenza UniPG)
Con decisione n. 131/2022, depositata oggi, la Corte Costituzionale dichiara illegittime tutte le norme relative al momento attributivo del cognome al/la figlio/a, che impongono l’attribuzione del cognome paterno anziché del doppio cognome dei genitori, e non consentono, su accordo dei genitori stessi, di scegliere l’ordine dei cognomi, oppure di attribuire uno solo dei loro cognomi.
È una applicazione non solo del principio di parità tra genitori, ma anche della tutela costituzionale dell’identità dei figli, che si nutre sia della discendenza giuridica paterna che di quella materna, e trova nel cognome la sua primigenia evidenza.
La sentenza, dal giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, troverà applicazione alle ipotesi in cui l’attribuzione del cognome non sia ancora avvenuta, comprese quelle in cui sia pendente un procedimento giurisdizionale finalizzato a tale scopo.
Ma non a chi porta già un solo cognome, che incarna in sé il nucleo della sua identità giuridica e sociale, quindi la pronuncia non incide sulle istanze di modifica dello stesso cognome.
Su queste, come sull’esigenza di evitare la moltiplicazione dei cognomi nelle generazioni successive e di conservare lo stesso cognome per i vari figli della stessa coppia, il legislatore è chiamato ancora una volta a intervenire.
Una proposta di legge di riforma sensibile a queste esigenze fondamentali, a firma di Michela Marzano, fu approvata dalla Camera nella passata legislatura e si arenò in Senato, ove sono stata audita, insieme al collega prof. Andrea Sassi.
Dovetti constatare che, per la Commissione Giustizia di allora, ben altri erano i bisogni del Paese, e, più forte della Corte Costituzionale e della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, risuonava tra quegli scranni la voce dell’indignazione di tanti nonni (paterni), che da tempo attendevano la nascita di un nipote perché portasse non solo il proprio nome, ma anche il cognome
Mi auguro, e auguro alla civiltà giuridica italiana come alla nostra bella Costituzione, che diversi siano gli orizzonti, culturali e costituzionali, dei legislatori attuali e futuri.
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