Quale scuola dopo il Covid

Quale scuola dopo il Covid

A cura della Redazione (con la compartecipazione della nostra mediapartner ScriptaMoment – Rivista di Cooltura)

Enzo Varricchio intervista l’Avv. Rosa Chieco, Presidente dell’Associazione Avvocati per i minori Bari-Trani e l’Avv. Luca Monticchio, Vice presidente della Camera minorile di Lecce sulle conseguenze dell’allontanamento fisico dalla #scuola per #bambine, #bambini e #adolescenti

Gli enti rappresentati dai due ospiti hanno formalmente contestato la decisione del governatore regionale pugliese di consentire ai genitori la libera scelta tra frequenza fisica o in DAD/DID da parte dei figli, denunziando i mali provocati dal Covid alla Scuola italiana e ai nostri studenti e studentesse soprattutto in funzione “preventiva”, cioé allo scopo di evitare che si ripetano gli stessi errori dell’anno scolastico appena trascorso.

Molti danni fatti saranno purtroppo irreparabili. L’analisi dei due ospiti fa emergere un quadro preoccupante dal punto di vista piscosociologico, atteso che molti ragazzi, lontano dalla scuola e dentro casa ma davanti al pc, sono diventati degli oggetti misteriosi per se stessi e per i genitori.

Addirittura, alcune ragazze e ragazzi con disagi familiari sono sfuggiti al controllo dei servizi sociali, eclissandosi nella nube domestica della DAD.

La Scuola, nonostante i suoi molti problemi in tempi di pace, in tempo di guerra ha fatto più di quanto le si potesse chiedere. Ma i miracoli sfuggono alla sua portata.

Non a caso, la stragrande maggioranza di loro ha optato per la prosecuzione della didattica a distanza, dimostrando in tal modo anche i grandi limiti della scuola italiana pre e post Covid, molto formalizzata, burocratizzata e ormai tecnologicizzata, ma talora priva di un vero e proprio progetto educativo e formativo al passo con i tempi e le esigenze del nostro Paese.

Mettiamoci in testa una volta per tutte che UNA BUONA SCUOLA SI FONDA SU BUONI MAESTRI. PUNTO. Tutto il resto è fuffa.

Tra i “maestri” ovviamente annoveriamo prof e dirigenti, ma anche il personale ATA e le segreterie scolastiche, perché il loro modello inevitabilmente ispira e condiziona le studentesse e gli studenti che frequentano le scuole d’ogni ordine e grado.

I dirigenti, a loro volta appiattiti su diktat ministeriali talora “eclettici” (vedi banchi su ruote girevoli), iperresponsabilizzati e amovibili, sembrano talora più preoccupati di non perdere utenti investendo molto in espedienti pubblicitari, nonché di arrotondare i guadagni propri e dei fedelissimi con progetti non sempre efficaci, piuttosto che di assolvere in termini umanistici al loro ruolo educativo-formativo fondamentale.

Ma la grande incognita pesa a nostro avviso sul ruolo dei docenti, selezionati in modo variegato, sovraimpegnati su competenze informatiche di solito da loro poco bazzicate, schiacciati da incombenze burocratiche (in alcuni Istituti si sfiorano le 400 circolari annue), anche loro robotizzati e spersonalizzati dalla DAD, soprattutto spaventati dai media per le nuove e incognite responsabilità nel dover capire che costa sta accadendo oltre lo schermo.

E’ da queste criticità che occorre subito ripartire per scansare il buco nero culturale e sociale che il Covid ci ha spalancato davanti.

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