Oltre il rammarico
di Anna Losurdo
Siamo tutti impastati di debolezze e di errori; perdoniamoci reciprocamente le nostre sciocchezze
Voltaire
Nelle relazioni sentimentali capita di ferirsi.
Non dovrebbe accadere, ma succede.
Mi riferisco qui alla fisiologia dei rapporti e quindi non alle relazioni patologiche: per chiarezza non rientrano in queste mie considerazioni le ferite narcisistiche né agenti e vittime di tali situazioni.
Ci sono ferite leggere come graffi superficiali, che non lasciano segni e svaniscono nel giro di qualche ora. Abrasioni più profonde e ferite che non smettono di sanguinare, perché restano sempre aperte.
E ci sono, infine, le cicatrici, testimoni perpetue di quella azione che ci ha ferito.
Che fare, quindi?
A parte i buoni propositi di riuscire a non ferire mai alcuna persona e di non consentire ad alcuna persona di essere tanto rilevante nella nostra vita da riuscire a colpirci?
Si può lasciar fare al tempo.
La coltre del tempo e gli accadimenti successivi seppelliscono anche i dolori.
Gli eventi, per quanto importanti siano, restano nella loro materialità ma con il passare del tempo diventano neutri e possono anche essere rinominati.
Oppure possono cadere nel dimenticatoio in quanto ritenuti insignificanti al cospetto della vita che ci è data.
Oppure si può perdonare.
Etimologia: composto da per (completamente) e donare (donare).
Il perdono è un termine abusato, generalmente associato alla religione e spesso percepito come segno di debolezza.
Si può ritenere erroneamente che funzioni come ogni altro dono, o che serva a comprare o che sia una liberalità magnanima o che segua le regole di un gioco di potere.
Il senso del perdono è, invece, tutto interiore e molto circoscritto: non si perdona che per se stessi.
Perdonare e perdonarci attiva una forma di guarigione a livello morale.
Significa agire a partire da una condizione di consapevolezza e ci consente di liberare il passato dal dolore per essere pienamente coscienti del presente.
Comprendere le ragioni profonde all’origine dell’azione che ci ha ferito apre un mondo presente e consapevole, senza i condizionamenti di odio, rancore, risentimento.
L’accettazione di un male ormai occorso, che lo lascia scorrere via per sempre, impedisce a quel male di generarne altri, liberandoci dalla rabbia e dalla sofferenza emotiva.
Perciò il per-dono è il dono completo: così sottile che quasi non si dà né si riceve, chiude le ferite e ti lascia passare avanti.
Cosa siamo dopo essere stati feriti o esserci feriti?
Siamo gli stessi di prima?
Siamo un nuovo inizio dopo essere riusciti a perdonarci?
Stat rosa pristina nomina, nomina nuda tenemus
Image credit: Engin Akyurt da Pixabay
di Anna Losurdo su Ora Legale News
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