Etimologia del cambiamento

Etimologia del cambiamento

di Tania Rizzo (Avvocata in Lecce)

Da un dato certo occorre partire: l’etimologia di riformare riporta ai grandi cambiamenti sociali, religiosi, normativi, quando si vuole dare una sterzata decisa e al contempo fisiologica a un certo modo di procedere, senza tuttavia rompere con il passato ma, piuttosto, evolvendosi e guardando avanti.

Con questa premessa, risulta ben chiaro che ogni volta, dal 1988 in poi, che il legislatore ha messo mano ai codici di procedure e a quelli sostanziali non ha riformato nulla ma semmai ha controriformato, spesso appesantendo un sistema giustizia già farraginoso e dispendioso.

Le ultime modifiche del processo penale a firma della precedente Ministra della Giustizia hanno, in effetti, proseguito una cultura legislativa per cui, da un canto, devono arrivare alla definizione solo i processi in odore di sentenza di condanna e, dall’altro canto, coloro che per taluni reati si trovano indagati o imputati senza avere goduto di una vera disamina processuale possono liberare il posto a sedere svolgendo attività socialmente utili.
Certo, nel pacchetto della cd “riforma Cartabia” c’è molto altro ma, a ben guardare in punto di cultura, fa molto riflettere come per il legislatore italiano i principi costituzionali di non colpevolezza fino alla sentenza passata in giudicato e il diritto di difesa in ogni stato e grado del processo paiano essere feticci di un mondo oramai lontano.

Pare, cioè, sempre più chiaro che, forse nell’ottica di omogeneità con l’Europa, si vogliano abbandonare i principi costituzionali su cui pure era stata scritta la vera e ultima riforma processuale, quella del codice Pisapia-Vassalli, e si preferiscano sistemi molto più in linea con altre culture.
Sia chiaro, non ho nulla contro gli istituti della messa alla prova e del lavoro di pubblica utilità, anzi! Tutto quello che può tenere lontani donne e uomini dalla celebrazione carceraria deve essere plaudito.

Ma certamente il quadro d’insieme che osserviamo già da alcuni anni, complici vari schieramenti di governo, che contiene anche l’inserimento della dicitura “ragionevole previsione di colpevolezza” in un momento preliminare in cui si dovrebbe solo vagliare la legittimità dell’impianto accusatorio e di quello difensivo e l’abnorme cultura giornalistica che ha imposto la visione del processo penale come svolto nel tempo investigativo e non, invece, nei tre gradi di giudizio, lascia drammatici effetti di giustizialismo, di manette tintinnanti e di diritti dimenticati.

In ultimo, con il cd decreto Caivano si vuole pensare ai minori sottoposti a procedimenti penali solo in termini di colpevolezza, dimentichi addirittura di tanta scienza psico-pedagogica e di mille indagini statistiche che additano il carcere minorile come problema e mai come soluzione.

Queste, quindi, non paiono riforme ma, semmai e tristemente, controriforme, atti opposti a quel gioiello di modernità che venne ideato e varato a cavallo della fine degli anni ‘80 e gli inizi degli anni ‘90, forse troppo futurista anche 30 anni dopo la sua attuazione ovvero rispetto ad oggi.

Vi è, però, qualcosa di nuovo all’orizzonte, un embrione impantanato nella famigerata burocrazia italiana e nelle difficoltà dettate dalla cultura sopra evidenziata.
La telematizzazione delle attività processuali potrebbe, se messa a pieno regime per tutti i soggetti del processo, rappresentare la vera svolta per rappresentare rapidamente quei diritti e quelle garanzie pensate e agognate negli anni ‘80 dello scorso secolo.
E tuttavia, il nostro legislatore procede a passo di gambero, dettando obblighi di utilizzo telematico senza accertarsi che il mezzo funzioni a dovere e senza incertezze.

Come se non bastasse, si obbliga una parte del processo a telematizzare le sue attività senza equità con la parte avversa, quindi senza rispetto per il principio dell’égalités des partes, anch’esso oramai di lontana memoria.
Assistiamo, così, tutti a un futuro migliore che ci saluta sempre più lontano invece che prossimo.
En attendant des temps meilleurs

Credits: Antonio López da Pixabay

Di Tania Rizzo, su Ora Legale News

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