Trasparenza legislativa nella UE

Trasparenza legislativa nella UE

di Emilio De Capitani (Professore a contratto presso la Scuola Superiore S. Anna in Pisa – FronteVerso Network, già Segretario Commissione Libertà e Diritti civili (LIBE) del Parlamento Europeo -1998-2011-)

Trasparenza delle istituzioni e certezza del diritto sono condizioni essenziali per lo sviluppo delle democrazie e ciò che é vero per gli Stati lo sta diventando sempre più anche per le organizzazioni internazionali e l’Unione Europea in particolare.

Accusata fin dai primi tempi di soffrire un “deficit democratico” la Comunità Economica Europea ha, infatti, cercato di farvi fronte a partire dalle elezioni dirette del Parlamento europeo (PE) , alla fine degli anni 70.
È però a seguito del referendum Danese del 1992, in occasione della ratifica del Trattato di Maastricht, che si fa strada l’esigenza di “legiferare meglio” rendendo più trasparenti tanto i processi di formazione delle norme europee che il loro contenuto.

In un primo tempo la trasparenza viene assicurata attraverso il diritto di accesso ai documenti delle Istituzioni del “triangolo legislativo”(Regolamento 1049/01, il “Freedom Of Information Act” europeo).

Una decina di anni dopo con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona (2009) l’Unione Europea, da soggetto eminentemente economico si trasforma in soggetto politico, tra i cui valori fondanti sono, lo stato di diritto e il principio democratico.
Il Trattato inquadra anche per la prima volta il potere legislativo dell’Unione Europea che viene ad affiancarsi a quello amministrativo e giudiziario aprendo così la strada alla separazione dei poteri anche a livello dell’Unione.
Il Trattato, non solo prevede che il potere legislativo sia di regola sotto la responsabilità congiunta del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione ma prevede anche che i co-legislatori assicurino la trasparenza dei rispettivi dibattiti e voti legislativi (art.15.2 TFUE).

Questo cambiamento di paradigma incontra però, la forte resistenza del Consiglio il cui processo decisionale segue più le regole del negoziato diplomatico che quelle dei dibattiti parlamentari. Negli anni che seguono si moltiplicano così i ricorsi alla Corte di Giustizia intesi a ridurre la portata delle eccezioni alla trasparenza sollevate in particolare dal Consiglio.

La giurisprudenza che segue vede privilegiate le esigenze della trasparenza, ma, ad avviso dell’autore, non ha ancora chiarito se la trasparenza dei dibattiti legislativi debba, dopo Lisbona, essere comunque assicurata dal co-legislatore indipendentemente dalle richieste di accesso ai documenti da parte dei cittadini.

Resta, inoltre, tuttora in ombra la portata del principio di cooperazione leale che dovrebbe garantire la trasparenza reciproca fra i co-legislatori, (quando non la creazione di un quadro di cooperazione molto più ambizioso di quello previsto dai vigenti accordi interistituzionali).

leggi qui la relazione integrale: https://www.oralegalenews.it/wp-content/uploads/2024/01/Better-Law-Making-14-dic-2023-pdf-Relazione-dott.-De-Capitani.pdf

Credits: courtesy Gianni Clocchiatti (per FronteVerso)

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