Avvocati, cosa… come…?
di Massimo Corrado Di Florio
Rudolf Höß , nella interpretazione di Christian Friedel, era il comandante del campo di concentramento di Auschwitz. Le ultime scene del film (La zona d’interesse) assumono, nella visione del regista Jonathan Glazer, una sorta di sfida interpretativa enigmatica: il direttore, fedele al compito assegnatogli dalla follia nazista, in questa interminabile discesa negli inferi della sua personalissima “banalità del male”, vomita sulle scale del silenzioso e austero palazzo del Reichstag prima di essere inghiottito nel buio.
La sensazione di fastidio che attraversa lo spettatore, anche e soprattutto grazie al distacco tra ciò che accade oltre il muro del campo e ciò che viene raccontato nel “al di qua” del filo spinato, è travolgente: una presa di coscienza di un fatto tragico attraverso la (falsa) lente rosa e delicata della abile narrazione del regista.
Il sottofondo è drammatico.
Provo, adesso, a orientare una ipotetica camera all’interno dei palazzi che da più di qualche decennio, ahimè, frequento. Ovviamente, nulla a che vedere con la banalità di quel male, ci mancherebbe. Ascolto, però, con disgusto, quanto viene detto da chi, senza alcuna autorevolezza, profittando di una “autorità” per investitura concorsuale, ex cathedra sta pontificando. Lo faccio senza citare nomi e senza alcun riferimento temporale. È accaduto. Mi si creda, come dire, per contratto:
“…ciò che mi infastidisce sono gli avvocati e non le parti…”
L’udienza è pubblica e il pubblico ascolta. L’autocompiacimento del giudice, dopo aver riferito il proprio pensiero, è autocompiacimento del sé. Nessun applauso. Un silenzio assordante.
Rivedo la scena sulle scale nel film sulla vita di Höß e provo disgusto. A….. come? Mi verrebbe da dire, A… come un Autentico orpello fastidioso in un pianeta giustizia fatto di monadi.
Dar fastidio, però, è bellissimo: pruriginosa estasi del pensiero acuto e colto quando si insinua in un pensiero immoto.
A…. come Autentici depositari di una fede di libertà, perfino al prezzo della perdita della propria.
A… come… Ah che stanchezza, però!
(letture per tutti: Elogio dell’ozio di Bertrand Russel; La crisi della narrazione di Byung-Chul Han)
credits: Werner Krause da Pixabay
Di Massimo Corrado Di Florio, su Ora Legale News
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