
La lingua che crea
di Gianni Clocchiatti (Consulente aziendale)
La parola che crea: il linguaggio strumento di creatività
Noi usiamo il linguaggio in due modi diversi: per rappresentare la nostra esperienza e il linguaggio, diventa così un sistema di rappresentazione, un modello della nostra esperienza basato sulla nostra percezione oppure per trasmettere agli altri questo modello, la nostra rappresentazione del mondo.
Le persone più creative dispongono di una rappresentazione, cioè di un modello, più efficace che permette loro un’ampia gamma di opzioni e di scelte. Altri invece sulla base delle proprie esperienze pensano di avere a disposizione solo poche opzioni.
Non è quindi il mondo che è limitato e senza alternative, ma il modello mentale che ad alcuni impedisce di individuare le diverse possibilità perché non fanno parte dei loro modelli del mondo. Ampliare la nostra mappa del mondo significa quindi avere a disposizione un maggior numero di scelte possibili che vuol dire passare da un pensiero unico ai pensieri multipli.
Il linguaggio è quindi una rappresentazione della realtà ma al contempo è anche un software che fa funzionare il pensiero il quale a sua volta genera i comportamenti. Le parole quindi condizionano le nostre azioni.
Per mettere in discussione il mondo, per iniziare a cambiarlo, è importante descriverlo in modo diverso; le parole ci permettono di farlo, attraverso le domande.
Ce ne sono quattro, anzi cinque, alla base di qualsiasi sistema di innovazione: la prima è una domanda retorica: Questo modo è l’unico modo? a cui seguono le altre quattro, allora cosa posso fare in maniera diversa? cosa posso smettere di fare? cosa posso iniziare a fare? E infine, cosa devo continuare a fare? Le quattro domande sono una delle tecniche creative che utilizziamo per generare idee.
Ma vi sono molte altre tecniche che si basano sulle domande: il lipogramma, il 5W, la tecnica del perché, gli incontri forzati, il cosa accadrebbe se…
La nostra metodologia del Creative Solution Finding si fonda sull’uso delle domande a partire dal come posso fare per… che sigla l’inizio di ogni frase sfida per la ricerca di soluzioni creative fino al chi fa cosa, con chi e quando? che rappresenta la fine del percorso laddove l’idea diventa progetto.
Infine ci sono le metafore che vengono utilizzate come tecniche creative poichè consentono di spostarci da un universo all’altro, con semplicità e divertimento, svelano l’impossibile che diventa così possibile.
Tuttavia il linguaggio può costituire anche un ostacolo alla creatività.
Esistono infatti dei fattori psicologici che favoriscono il mantenimento dello status quo rispetto ad un possibile cambiamento e le ricerche degli psicologi Daniel Kahneman e Amos Tversky dei primi anni ’70 hanno stabilito che per le persone è preferibile mantenere ciò che si ha e si conosce e non si vuol perdere piuttosto che rischiare per un qualcosa di nuovo che potrebbe portare a dei probabili vantaggi, ma anche a dei sicuri rischi.
Per questo è comprensibile trovare chi ostacola la creatività e ogni tipo di cambiamento e di innovazione. Definisco queste persone “killer delle idee” perché sopprimono ogni nuova proposta, ogni ipotesi. Lo fanno in buona fede naturalmente, ma lo fanno. Mai sentito frasi come: “Certo, è molto interessante, ma…” oppure “Si, ma…” che sembrano approvare ma che stroncano ogni idea sul nascere e via dicendo fino alla madre di tutte le obiezioni: “ma abbiamo sempre fatto così…”.
I giudizi sono usati perché son comodi, evitano di pensare, di affrontare ciò che non si conosce e quindi meglio giudicare piuttosto che prendersi la responsabilità di mettere in discussione le proprie comode certezze. Nel corso degli anni abbiamo ideato uno strumento per neutralizzare pacificamente questi “killer delle idee”.
Si tratta di un semplice foglietto di carta con un disegno divertente ed una sola parola: antikiller. Semplice ed efficace.
Durante i workshop i foglietti di carta in grande quantità a disposizione di tutti, vengono disposti sul tavolo o per terra. In ogni momento quando qualcuno esprime un giudizio o critica un’idea si afferra un foglietto, lo si accartoccia e lo si lancia verso chi ha espresso il giudizio, verso il killer dell’idea.
Perché funziona così bene? Perché è una maniera gentile e divertente di dare un feedback alla persona che non viene criticata o rimproverata, ma solo “colpita” in maniera giocosa, ma indiscutibile, di fronte a tutti. Sta poi a chi riceve l’antikiller riflettere sul proprio comportamento, e questa è la chiave del suo successo.
Photo credit: images.adsttc.com/PillarsOfDreams_TVM

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