Scienza: sostantivo femminile #32

Scienza: sostantivo femminile

di Sveva Avveduto (Consiglio Nazionale delle Ricerche)

Oggi sono un’emerita del CNR, sono stata direttrice di un istituto, e dirigente di ricerca.
Sono stata national expert in molte attività e gruppi di lavoro dell’OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development) e della Commissione Europea, alcuni li ho anche presieduti. Sono stata responsabile italiana di una ventina di Progetti Europei dal Settimo Programma quadro ad HorizonEurope.
Ho perso il conto degli inviti che ho ricevuto come invited speaker e dei convegni ai quali ho presentato i risultati della mia ricerca.
Sono la presidente dell’Associazione Donne e Scienza.
Una carriera per me piena di soddisfazioni.

Come è cominciato tutto questo?

Il mio interesse per la ricerca è iniziato durante gli anni dell’Università dove ho studiato discipline umanistiche e sono rimasta affascinata dalle ottime lezioni dei Prof. Agostino Lombardo e Laura Caretti, i miei mentori.

In quegli anni ho capito che la ricerca era il mio obiettivo e la mia aspirazione.
Ore trascorse in biblioteca spulciando libri rari, frequenti viaggi nel Regno Unito per trovare manoscritti originali, un ambiente emozionante in cui l’apprendimento e il fare erano mescolati, un periodo felice che è continuato fino a quando sono entrata al CNR come borsista.
Poi “l’età dell’innocenza” finì improvvisamente e dovetti imparare le regole di un altro gioco.

Attualmente lavoro principalmente su temi riguardanti il genere e la scienza.

Sono quindi particolarmente sensibile alle tematiche connesse alla partecipazione delle donne all’impresa scientifica, agli studi, iniziative e misure da mettere in atto per combattere stereotipi e pregiudizi di genere, per attirare e mantenere le ragazze negli studi scientifici e quindi le donne nelle carriere scientifiche.
Questi temi sono stati sviluppati negli ultimi vent’anni e introdotti in numerose iniziative di organizzazioni nazionali e internazionali mi auguro che quanto fatto (e quanto resta da fare) possa aprire la strada a cambiamenti sostanziali nell’intera catena dell’istruzione e del lavoro a partire dalla formazione universitaria per arrivare alle carriere scientifiche e quindi impattare sulla società tutta.

Mi sembra che la consapevolezza in questo senso cresca.

Posso constatarlo anche perché sono delegata italiana al Women20 Group, un Engagement Group del G20 la cui presidenza è quest’anno guidata dall’Italia.
I macro-temi del G20 sono: persone, pianeta, prosperità, e il W20 declina con un’ottica di genere queste aree: digitale, sostenibilità ambientale, lavoro, finanza e imprenditorialità, cambiamenti culturale e violenza contro le donne.
Coordiniamo le delegazioni di 20 Paesi al fine di preparare le raccomandazioni al G20 attraverso il cosiddetto “Communiquè“, un policy brief su tutte le questioni importanti riguardanti l’equità e le donne che sarà presentato nel summit conclusivo dei lavori a metà luglio e sperabilmente ripreso in quello finale del G20 in ottobre. Come ho scritto la consapevolezza cresce.

Tuttavia, non mancano certo le discriminazioni e le barriere sono ancora alte soprattutto per la possibilità di avanzamento di carriera, laddove i colleghi uomini sono tutt’ora spesso preferiti.
In Italia manca l’attenzione nazionale costante alla questione e di conseguenza sono carenti le politiche e le misure adottate.
A livello istituzionale il gender budgeting si sta diffondendo sempre di più nelle Università e negli enti di ricerca così come i Piani di Parità di Genere, coordino il Gruppo di lavoro del CNR su questi temi e quest’anno abbiamo scritto il primo bilancio di genere del CNR, un buon inizio direi. Ma solo un inizio!

Va detto in conclusione che il nostro è uno dei lavori più belli che si possano sognare.
Come motto della mia vita lavorativa, infatti, ho preso in prestito questo: “Sto facendo per vivere quello che sarei disposto a fare per niente“.

www.irpps.cnr.it
https://w20italia.it/
http://www.donnescienza.it/

Image credit: Gerd Altmann da Pixabay

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