
Bricioline perse nell’Universo
di Ileana Alesso (Avvocata in Milano – Presidente FronteVerso Network)
“Regole si vedono anche nelle giunture di bambù”
I Ching
“Hai risolto un bel problema, va bene così ma poi me ne restano MILLE”
Orietta Berti, Fedez e Achille Lauro
Lo so che pare irrispettoso lasciare che il pensiero corra da quella sentenza a Totò e Peppino mentre epici scrivono, anzi mentre il primo detta e il secondo scrive, la famosa lettera alla “Malafemmina”, nell’omonimo film del 1957, affinché la stessa lasci il nipote, per proteggerlo “da lacrime e infamità”.
E tuttavia quella sentenza della Corte Costituzionale del 1961 sembra più pronunciata da mariti preoccupati che da autorevoli magistrati.
“…Che la moglie conceda i suoi amplessi ad un estraneo è … offesa più grave che non quella derivante dalla isolata infedeltà del marito… “.
Ecco come scrivono quel che scrivono (legittimando la disparità di trattamento tra adulterio maschile e femminile, prima di ribaltarne l’esito, in conformità alla Costituzione, pochi anni dopo, nel 1968).
Lui: l’estraneo. Lei: che si concede. Loro: gli amplessi.
Era l’unico modo di dirlo?
Potrebbe essere considerata “solo” una questione di linguaggio per chi crede che il linguaggio poco sveli e riveli. Parole, tono, volume, scelti consapevolmente o meno, disegnano frasi e affreschi disseminando indizi preziosi per la grafologia forense e il cabaret.
Bricioline perse nell’Universo gli Umani, presi a definire regole, difenderle, pronunciarle e farne dare esecuzione, meri “funzionari della specie” direbbe il lucido e “ottimista” professor Schopenhauer.
Nel contempo, e forse proprio per questo, radicati e saldi nel comune percorso di “unicità nella pluralità”, la condizione umana dai tratti così toccanti disegnati da Hannah Arendt.
Divertirsi a scovare la dimensione meta-giuridica del diritto, stipulare patti con i nostri simili, dichiarare amore per le regole – “regole si vedono anche nelle giunture di bambù” ricordano da millenni i Ching- ammirandone la loro grande bellezza perché se la filosofia è meraviglia il diritto appartiene alla stessa famiglia.
Teniamola con cura la foto di famiglia, compresa la cornice in cui è incastonata, il Preambolo della Dichiarazione dei diritti umani, così bella, nitida, autentica, con sorrisi, lacrime e speranze, a ricordare che i diritti fondamentali altro non sono che risposte alle domande fondamentali dell’esistenza, permettendoci di trattare con lievità, quali giuristi che anche in questa sede siamo, quello che Abraham Maslow argutamente rilevava: “se l’unico strumento di cui disponi è un martello ogni cosa inizierà a sembrarti un chiodo”.
di Ileana Alesso su Ora Legale News
Image credit: Julius Silver da Pixabay
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