
Gaia: tempo scaduto
di Anna Losurdo
L’etica è fatta per l’uomo, non l’uomo per l’etica
Immanuel Kant
Consumiamo più risorse di quelle generate dal pianeta Terra. Nel contempo, produciamo emissioni di anidride carbonica superiori a quelle che i processi biologici naturali riescono ad assorbire.
Ghiacciai e barriera corallina sono gli ecosistemi più cruciali per mantenere gli equilibri del pianeta: riserve di acqua dolce e di biodiversità minacciati dai cambiamenti climatici.
Gli effetti sugli equilibri climatici globali sono sempre più gravi.
Appare evidente che l’agire umano non sia più ambientalmente sostenibile.
Come indicato dalla tradizione cristiana, gli esseri umani si sono immaginati al vertice del creato. Hanno così tentato di imporsi sulla natura e la hanno dominata, usurandola, come mai prima, negli ultimi due secoli.
Nel perpetuare questa azione distruttiva, abbiamo dimenticato che qui e non altrove ci è concesso vivere e nell’egocentrismo antropocentrico non consideriamo il fatto che, invece, la natura potrebbe continuare a rigenerarsi senza di noi.
Così, oggi, sembriamo incapaci di tutelare tutti gli elementi che abbiamo forse irreparabilmente contaminato e minacciato, per non esserci mai fatti carico eticamente degli “enti di natura“, che abbiamo considerato solo materia prima da usare e consumare.
Le etiche tradizionali hanno tutte un fondamento antropologico e per questo sono oggi insufficienti a far fronte al rischio dell’autodistruzione del genere umano.
Ineludibile appare, dunque, l’adozione di una etica planetaria, che integri diritti umani e diritti fondamentali della natura, rammentando la fratellanza e la sorellanza di francescana memoria.
La meta da raggiungere è una società sostenibile, equa e solidale, fondata su un paradigma culturale biocentrico e non più antropocentrico.
Da qui vedo una navicella spaziale più grande della mia, non vedo confini, ma un solo pianeta
Gagarin
Si tratta, quindi, di abbattere le barriere che continuano a dividere l’umanità in razze, etnie, religioni, ecc. e che sulle identità fondano la logica del nemico e alimentano le guerre. E per far questo è necessario che ogni Stato, ogni popolo, ogni persona sappia oltrepassare i confini della propria cultura e della propria religione e riesca ad estendere il sentimento della fraternità. Che ha radici cristiane e che fu riaffermato dalla rivoluzione francese ma che stenta, ancor oggi, a trovare estesa e concreta applicazione planetaria.
La relazione tra flussi migratori, diritti umani e ambiente impone la necessità di affrontare i problemi del villaggio globale con unità di intenti in un’ottica di diritti e doveri condivisi.
Dobbiamo difendere la Terra piuttosto che la Patria.
La crescita demografica si concentra maggiormente nei paesi poveri. Essa è il risultato dell’allungamento della vita grazie ai progressi realizzati in termini di salute pubblica, di medicina, di nutrizione e di igiene personale.
Un importante passo dello sviluppo umano, quindi, che pone sfide problematiche a tutti i paesi e ci richiama alla responsabilità condivisa di prenderci cura del pianeta.
Il nostro impatto sul pianeta è determinato più dai nostri comportamenti che dal nostro numero
Jennifer Sciubba, ricercatrice del Wilson center
SEE, FEEL, LEARN, ACT: https://climatemuseum.org/
Credits: Gerd Altmann da Pixabay
Di Anna Losurdo, su Ora Legale News
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