
Il delirio di onnipotenza della P.A.
di Canio Trione (Economista in Bari)
La Pubblica Amministrazione, presa da un irrefrenabile delirio di onnipotenza, è entrata a piedi giunti nel diritto di proprietà, nel diritto alla privacy, nel diritto al lavoro, etc, in nome dello stendardo dell’interesse collettivo.
Per esempio, al contribuente ha imposto il dovere di pagare le tasse, ha imposto altresì di farlo in una certa mutevole maniera e comunque dopo aver assolto ad ancora più mutevoli ritualità contabili in aperta violazione di ogni principio di certezza giuridica all’apparente scopo di perseguire meglio la evasione.
Dimenticandosi colpevolmente che con le altre forme di evasione -e cioè la elusione e la traslazione- si evadono “legittimamente” multipli delle somme che si asserisce di recuperare imponendo questi percorsi minati ai contribuenti onesti.
Per meglio capire quanto danno faccia la dittatura della Pubblica Amministrazione basti fare un confronto tra il regime fiscale dei titoli pubblici odierni e quelli di qualche decennio fa quando il diritto di proprietà non veniva leso dai deliri di onnipotenza della P.A.
Oggi: se acquisti un titolo di debito pubblico non te lo porti a casa e quindi comperi solo il diritto a venderlo e a percepire il rendimento solo attraverso i sistemi bancari o telematici.
Cosa che ha permesso a molte banche “risolte” di sparire dalla faccia della Terra semplicemente notificando all’azionista che il suo titolo non esisteva più.
Cosa che si potrebbe fare nel prossimo futuro anche per il titolo pubblico qualora si andasse in default.
Onnipotenza della P.A.
Ieri: il titolo pubblico era di carta pregiata e quindi te lo portavi a casa se non volevi tenerlo in banca, lo potevi regalare o metterlo in cornice o venderlo (come oggi si fa con i titoli vecchi) come pezzo numismatico senza che lo si sapesse (diritto alla privacy) e senza che si pagassero commissioni alla banca; era al portatore e la proprietà non poteva e non si sarebbe potuta disgiungere dal possesso.
Ovviamente!
Inoltre, era esente da tasse presenti e future, da tasse di successione ed era insequestrabile, cioè era TUO, come un figlio.
Si applicava la regola eterna del diritto di proprietà che prevedeva e prevede la esclusione di altri (e quindi di tutti, incluso il potere politico-amministrativo) da qualunque rapporto con la cosa posseduta dal cittadino, chiunque questi fosse.
Due riflessioni si impongono contemplando tanta diversità.
La prima: quanto imbarbarimento giuridico, economico, culturale e sociale ha prodotto il delirio di onnipotenza della P.A. che ci ha riportato a livelli di civiltà giuridica prelatini.
La seconda: se solo si reintroducesse il diritto di proprietà di una volta non vi sarebbero problemi di collocazione del debito pubblico a condizioni ben migliori delle attuali, perdendo un gettito erariale veramente irrisorio quanto l’attuale.
Ciò sarebbe ampiamente compensato dalla spontanea riduzione dei tassi che ne conseguirebbe.
Senza parlare della crescita economica relativa.
Pic: PixelAnarchy da Pixabay
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