Arringa sapiente

Arringa sapiente

di Andrea Casto (Avvocato in Bari)

Il momento topico di un processo penale è rappresentato dalla arringa difensiva: la attendono tutti la parola della Difesa…
I più rigorosi colpevolisti, coloro che hanno goduto durante la sferzante requisitoria del Pubblico Ministero, non vedono l’ora di sentire (e deridere) le corbellerie su cui si arrampicherà il difensore dell’imputato per negare l’innegabile.
I garantisti che, bontà loro, serbano scetticismo in ordine al teorema accusatorio e sembrano credere ancora alla presunzione di innocenza, sono ansiosi di ascoltare la tesi difensiva e non vorrebbero essere nei panni del giudice che, alla fine del dibattimento, dovrà prendere la difficile decisione di assolvere o condannare.

Ma chi maggiormente attende, o dovrebbe attendere, con trepidazione la parola della Difesa è proprio lui: il Giudice, che dovrà fare tesoro degli spunti di riflessione che gli verranno sapientemente e scrupolosamente affidati dal difensore dell’imputato.

Talvolta si ignora che la parola dubbio porta in sé l’etimo rievocante la dualità di posizioni che si contendono (duo habeo) e riporta alla parola “duello” in cui, pure, la dualità (duo) di posizioni antagoniste sprigiona il suo più autentico significato.

Ciò deve responsabilizzare il difensore, che dovrà interpretare il proprio ruolo attribuendo la dovuta sacralità alla propria parola, proprio come predicava Piero Calamandrei, quando affermava che gli avvocati forniscono al giudice le sostanze elementari dalla cui combinazione si genera, a un certo momento, nel giusto mezzo, la decisione imparziale, sintesi chimica di due contrapposte parzialità.
Essi debbono sempre essere considerati come “coppia” anche nel senso che questa espressione ha in meccanica: sistema di due forze equivalenti le quali, operando su linee parallele in direzione opposta, generano il moto che dà vita al processo e trova quiete nella giustizia.

Una arringa sapiente saprà suscitare il dubbio in colui che giudica ed il dubbio (dubium sapientiae initium) gli genera la crisi che deriva dal greco krino ovvero separare, discernere, consentendogli di “decidere” (de caedo): tagliare e quindi ridurre la pluralità ad unicità.
Non è un caso che il giurista Natalino Irti affermasse che gli avvocati sono costruttori del dubbio.

Requiem per la arringa forense

Così intitolava il primo capitolo del libro “Il tramonto del processo penale e dei penalisti di razza” il compianto Avvocato Franco Martino che, nel rievocare la forza vibrante dei penalisti di razza dei tempi passati, guardava con malcelata nostalgia i processi caratterizzati dal modello inquisitorio, nei quali l’oratoria forense veniva alimentata da scuole di retorica che contribuivano ad addestrare l’oratore nell’arte del dire; vi era il trionfo della parola!

L’arringa contiene la seduzione della immediatezza, capace delle più varie sfumature: è pittura, è scultura, è melodia, è dramma, è poesia…

Quanta pena fanno quegli avvocati che non sfruttano il momento della loro parola per onorare degnamente il proprio ministero difensivo e quelli che calibrano le argomentazioni in base ai desiderata dei propri assistiti, piuttosto che in vista del nobile obiettivo di favorire una costruttiva suspensio iudicii.
Ma ancor più ribrezzo fanno quei giudici ammalati di deplorevole superbia, mal disposti ad ascoltare le tesi difensive e che invitano aprioristicamente gli avvocati alla sintesi, ancor prima ch’essi prendano il microfono in mano.

Vi fu un giudice, dalle nostre parti, che si ritirò in camera di consiglio subito dopo la requisitoria del Pubblico Ministero e che emise “sentenza” senza aver atteso la parola dell’avvocato.
A quel giudice e a tutti i giudici che mostrano scarsa sensibilità rispetto al ruolo del difensore, posto che almeno questo articolo offre in tutta la sua ampiezza “la parola alla difesa”, rivolgo le parole di Piero Calamandrei:
… e invece si vorrebbe che (n.d.r.: il crocifisso) fosse collocato proprio in faccia a loro, ben visibile nella parete di fronte, perché lo considerassero con umiltà mentre giudicano e non dimenticassero mai che incombe su di loro Il terribile pericolo di condannare un innocente.”

Credits: Naturaliter, Presenze – 2011- Peccioli

di Andrea Casto, su Ora Legale News

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