La cultura del merito

La cultura del merito

di Daniela Baglieri (Ordinaria di Economia e Gestione delle Imprese – UniMessina)

Sarà che provengo da una provincia del Sud, ubicata peraltro nell’Isola dei miti, ma l’idea di avere uno sguardo sul mondo e, soprattutto, un approccio al futuro, mi hanno sempre accompagnata sin dall’adolescenza, facendo sì che la mia curiosità non si esaurisse nell’ambito di un unico percorso, ma anzi richiedesse sempre nuove sfide e nuovi orizzonti.

La ricerca scientifica è stato un incontro fortuito, sicuramente non pianificato, ma che ho scoperto durante il periodo trascorso alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, dove ero approdata dopo aver maturato un’esperienza lavorativa, dopo la laurea in Economia.
Abbandonata l’idea della libera professione, ho scoperto la libertà – e anche l’inquietudine – del dottorato e della carriera accademica, grazie anche ai periodi di visiting svolti all’estero, che mi hanno permesso di acquisire quell’approccio globale che tanto ricercavo, mantenendo le radici ben salde presso l’Università di Messina.

Ho anche subìto, fin dall’inizio, il fascino della bellezza trasformativa della ricerca scientifica. Una ricerca sì rigorosa ma al contempo rilevante, e dunque utile allo sviluppo socio-economico del proprio contesto territoriale. Pertanto, mi è venuto naturale occuparmi dei processi di sviluppo dell’innovazione tecnologica, con particolare riguardo ai nuovi paradigmi in tema di biotecnologie e nanotecnologie.

Studiare i paradigmi tecnologici impone necessariamente una riflessione sul mondo che vorremmo, sull’importanza dei luoghi dell’innovazione e sulle misure necessarie per creare ecosistemi territoriali funzionali alle dinamiche imprenditoriali strettamente connesse alle traiettorie tecnologiche.

Negli anni, ho potuto constatare che lo sviluppo dell’innovazione non è mai un evento isolato ma piuttosto un prodotto sociale, che richiede la collaborazione di comunità distinte – l’università, l’industria e le istituzioni – ognuna delle quali con logiche, linguaggi e processi diversi.
Ecco perché, nell’ultimo decennio, mi sono prevalentemente occupata a costruire “ponti” tra comunità epistemiche diverse. E l’ho fatto anche “sporcandomi le mani”, accettando ruoli istituzionali nella governance del mio ateneo, sedendo nei consigli di amministrazione di imprese, e infine accettando la carica di assessore regionale.

A livello paese, molto è stato fatto in tema di innovazione, soprattutto in talune regioni, ma il global innovation index 2022 posiziona il nostro Paese ancora al 15° posto, mentre a livello europeo l’Italia è un paese con “moderate” performance.
Dunque, resta ancora tanto da fare, soprattutto nelle regioni meridionali.

Negli anni, ho imparato anche che la varietà, che è fattore primario per la creazione di vantaggi competitivi legati all’innovazione, comporta dei costi. Personalmente, ho fronteggiato il costo dell’adattamento a nuove realtà professionale delegando molte attività familiari a mio marito e appellandomi al senso di indipendenza dei miei ragazzi.
Lo stesso ho fatto con il mio team di ricerca.
Per contro, ho cercato di creare un clima familiare nei contesti lavorativi, un clima dove è semplice confrontarsi, anche aspramente ma sempre in maniera costruttiva, poiché improntato al rispetto e alla valutazione del merito.
Quest’ultimo aspetto mi sta particolarmente a cuore perché ritengo che sia una delle risposte principali alla questione femminile.
Colgo perfettamente i benefici della legge Golfo-Mosca (L.120/2011) che ha dimostrato, in questo decennio, che il soffitto di cristallo è stato infranto.
Le opportunità professionali che ho avuto sono, peraltro, il frutto di tale legge. Ed è per questo che non ho indietreggiato, nonostante taluni rischi.
Occorre che tutti – a prescindere del genere – remiamo insieme per promuovere la valutazione del risultato e non la valutazione dell’input (e dunque il genere).
È una questione culturale, che dobbiamo affrontare opportunamente.
Se prevale la cultura del merito, le donne non solo si conteranno, ma soprattutto peseranno nelle scelte strategiche di fondo e nel futuro del nostro Paese.

Credits: Pete Linforth da Pixabay

Daniela Baglieri è Ordinaria di Economia e Gestione delle Imprese presso l’Università degli Studi di Messina dove ha ricoperto il ruolo di Delegata al Trasferimento Tecnologico e di Pro-rettrice Ricerca e Innovazione fino al 2021.
Visiting professor presso Carlson School Management (Università of Minnesota, Stati Uniti), Innopolis (Kazan, Russia), Grenoble Ecole de Management (Francia), e Texas A & M University (USA), è stata Presidente della Commissione Esperti di Terza Missione presso l’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca).
Nel triennio 2016-2019, è stata Presidente della Società Aeroporto Catania nonché componente del Consiglio Direttivo nazionale di Assaeroporto.
È stata componente dell’Advisory Board di UniCredit, nonché componente del Comitato territoriale di Banca di Italia (Catania).
Nel biennio 2021-2022, è stata Assessora all’Energia e Servizi di Pubblica Utilità presso Regione Siciliana.
Autrice di numerose pubblicazioni in tema di trasferimento tecnologico, imprenditorialità hi-tech e dinamiche di cluster territoriali.

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