La rockstar dei santi
di Antonio Palumbo (Regista)
Se mi guardo indietro, non mi sembra siano passati quasi dieci anni.
Era il 2011 quando, animato più dall’entusiasmo che dalla competenza, decisi di raccontare ai miei concittadini la storia di quel santo che in tanti nominavano senza conoscere davvero il motivo per cui le sue ossa fossero sepolte a Bari.
Durante la ricerca venni quasi subito illuminato da padre Gerardo Cioffari, un domenicano della Basilica di San Nicola, che mi avevano detto essere uno dei massimi studiosi a livello mondiale della vita del santo venuto dall’Oriente. Ed effettivamente Padre Gerardo ne sapeva, eccome.
La figura di Nicola di Myra è conosciuta, venerata, celebrata in tutto il mondo, tanto il suo aspetto laico quanto quello religioso. E questo da quasi duemila anni.
La personalità e le vicende di questo sacerdote, divenuto vescovo della città dell’Asia Minore quasi per acclamazione del popolo, ci raccontano di una figura energica, un filantropo sempre pronto a combattere i soprusi e trovare soluzioni concrete per la sua comunità.
Alcuni dei suoi atti caritatevoli, confusi tra la storia e la leggenda, diventano iconici e a distanza di secoli radicano la sua figura nel mondo occidentale, a prescindere dal sentimento strettamente religioso.
Adorato dai cristiani ortodossi, la sua figura si radica dopo la prima crociata anche in tutta l’Europa centrale e del nord, fino ad entrare indissolubilmente nel tessuto sociale dei Paesi Bassi che, nonostante la svolta protestante del XVI sec., mantengono la figura di San Nicola, ma la mutano in quella di Sinterklaas.
Nonostante l’abolizione di tutte le manifestazioni cattoliche, la figura del Santo sopravvive grazie all’affetto popolare che suggella il suo ruolo di porta doni caro ai bambini; e al di là delle disposizioni di Lutero che aveva imposto i festeggiamenti natalizi il 25 dicembre e introdotto la figura di Christkindl (Gesu Bambino portadoni), gli olandesi continuano a vedere in San Nicola il loro riferimento e a festeggiarlo il 6 dicembre.
Certo, se l’ambasciata olandese a Roma non avesse scelto di sponsorizzare il mio progetto tutte queste cose mi sarebbero sfuggite; e, soprattutto, non avrei assistito ai festeggiamenti di una nazione che si ferma per l’arrivo in barca di Sinterklaas. L’impatto, soprattutto per un barese abituato a pensare che il corteo storico di san Nicola sia l’espressione massima di celebrazione del santo, è destabilizzante.
Pensate ad Amsterdam, una città con un’area metropolitana di 2,2 mln di persone. E ora pensate che almeno un terzo di questa gente sia in giro per la città ad accogliere e seguire un personaggio incastrato tra la figura di un vescovo cristiano e un supereroe della Marvel, dal suo arrivo nel canale principale della capitale e lungo tutto il percorso disseminato di ponti, piazze e vialoni. Potete immaginare le vertigini nella mia coscienza di barese e, contemporaneamente, la gioia della scoperta in quella dello storyteller.
E le rivelazioni si sono moltiplicate e rinnovate a ogni movimento, a ogni viaggio. Come in occasione delle celebrazioni per Saint Nicolas a Nancy, in Lorena o durante la visita al circo di Sint Niklaas nel Waasland in Belgio, piuttosto che al colloquio con il Metropolito di Myra ad Istanbul.
Dieci anni, otto Paesi, sette lingue, più di cento ore di girato. Un viaggio, un percorso di vita, una rivelazione. Che non vedo l’ora di condividere con il pubblico di tutto il mondo partendo, sotto un obbligo morale da ius prime noctis, da quello della mia città.
Perché si sappia che Nicola è più famoso dei Rolling Stones.
(Antonio Palumbo, regista barese classe 1973, autore del fortunato Varichina-La vera storia della finta vita di Lorenzo De Santis, nominato ai Nastri d’Argento 2017, firma il suo secondo docufilm sull’evoluzione che ha portato Nicola di Myra ad assumere le sembianze del Santa Claus sdoganato dalla Coca Cola.
Il film Nicola: cozze, kebab e Coca Cola (85 min./Col.), prodotto dalla Oz Film, sarà distribuito nelle sale cinematografiche a partire dal 2021)
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