Discriminare prima del lavoro

Metafisica dell’ingiustizia

di Aldo Luchi (Avvocato in Cagliari)

Le piace il diritto?
Si
Cosa le piace del diritto?

Mi piace il fatto che ogni tanto, non sempre, ma a volte, diventi parte della giustizia

Philadelphia, 1993

L’ingiustizia non è soltanto la negazione della giustizia, come suggerisce l’etimologia del termine, ma ne costituisce l’opposto, il contrario anche dal punto di vista ontologico.
Non è un caso se nel popoloso Olimpo greco, essa è impersonata da Ἀδικία (Adikìa), una dea diversa da Δίκη (Dike, la Giustizia), rappresentata in perenne contrasto con quest’ultima e sempre soccombente.

Nella concezione attuale, la Giustizia è un ideale al quale tendere, un fine da raggiungere attraverso il complesso sistema di norme astratte e generali che ne costituiscono l’ordinamento. Al contrario, l’ingiustizia è sostanziale, tangibile, concreta: è l’effetto della violazione di quelle stesse regole, le conseguenze che i singoli e la comunità intera subiscono a seguito di quella violazione.

E anche nella prospettiva soggettiva sono l’una l’opposto dell’altra: mentre la giustizia può essere realizzata da qualunque consociato, attraverso il rispetto delle regole, l’ingiustizia può essere realizzata unicamente laddove la violazione delle regole avvenga da parte di chi, in ragione del ruolo ricoperto, dovrebbe assicurarne il rispetto.

È ingiustizia la condanna di un innocente, la carcerazione preventiva di qualcuno in assenza dei presupposti di legge, la limitazione arbitraria del diritto di difesa dell’indagato o dell’imputato, l’uso arbitrario della violenza per estorcere una confessione o nel corso di perquisizioni ed arresti o fermi.

Le conseguenze di queste ingiustizie le subiscono in via immediata le vittime dirette, come è accaduto a Enzo Tortora e Aldo Marongiu, morti a seguito di patologie contratte nel corso e a causa delle ingiuste carcerazioni che hanno subito, a Giuseppe Gulotta, privato della libertà per oltre 20 anni perché costretto con la tortura a confessare un delitto mai commesso, a Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi, uccisi dalla violenza cieca e gratuita degli uomini che li avevano in custodia, alle vittime della Diaz e di Bolzaneto, feriti, umiliati e vittime di abusi degli squadroni in divisa che fecero una sanguinaria irruzione nella scuola-dormitorio, per citare soltanto alcuni delle vicende più eclatanti.
E poi le subiscono i loro familiari, a loro volta vittime innocenti.

Mediatamente, poi, anche l’intera società subisce le conseguenze delle lacerazioni prodotte dall’ingiustizia, rappresentate dalla perdita di fiducia nelle istituzioni, dalle contrapposizioni sociali che ne derivano, spesso utilizzate in chiave ideologica dagli schieramenti politici.

A ben vedere, però, l’ingiustizia permea quotidianamente il rapporto tra l’amministrazione giudiziaria e i cittadini, manifestandosi sotto le più disparate sembianze.

Sono ingiustizie i ritardi che rendono i processi delle inutili gogne per chi è in attesa di giustizia, la burocrazia che ostacola l’esercizio dei diritti, l’imposizione di costi ingiustificati per l’accesso alla giurisdizione e l’individuazione di requisiti del tutto inadeguati per l’accesso al patrocinio a spese dello stato. Lo sono la codificazione di presunzioni che, ad esempio in ambito tributario, conferiscono allo Stato una posizione vessatoria rispetto al cittadino.

Ma tutte le ingiustizie hanno alla loro base una matrice comune rappresentata dal mancato rispetto delle regole.
Il processo, qualunque processo, è un rito nell’ambito del quale le regole rituali sono sostanza.
Non è un caso se, come sottolineava l’Avv. Antonio Forza in un bellissimo volume di molti anni (Il processo invisibile, Marsilio, 1997), con riferimento al processo si usa il verbo “celebrare”, esattamente come avviene per i riti religiosi.
Le regole sono codificate proprio con la finalità di garantire al rito il compimento del proprio fine, che nel caso del processo è il raggiungimento della giustizia concreta, cioè dell’applicazione delle norme generali ed astratte al fatto concreto.
Senza il rispetto di queste regole, il rito è stravolto ed il risultato è necessariamente e irrimediabilmente ingiusto.

E proprio la finalità che si prefiggono le regole rituali ne costituisce la natura sostanziale, così che soltanto il loro rigoroso rispetto qualifica il rito celebrato come processo ed ogni loro violazione integra un’ingiustizia. Tanto che parlare di processo ingiusto rappresenta, in realtà, un ossimoro.

di Aldo Luchi, su Ora Legale News

Image credit: 849356 da Pixabay

#TOPICS: ultimi articoli

Avvocati, cosa… come…?

Massimo Corrado Di Florio
Autentici depositari di una fede di libertà

Leggi l'articolo

Rilevanza strategica

Andrea Buti
Inquadrare il problema, individuare le opzioni, immaginare gli scenari

Leggi l'articolo

Trasformazione etica

Tania Rizzo
L’Avvocatura è l’ossatura dello stato di diritto

Leggi l'articolo

Per prima cosa, uccidiamo tutti gli avvocati

Aldo Luchi
Le battaglie per i diritti di tutti e non per il privilegio di pochi

Leggi l'articolo

Lo sguardo laico

Nicola Cirillo
Una funzione propulsiva del progresso e dello sviluppo sociale

Leggi l'articolo

Prospettiva ribaltata

Anna Losurdo
Abbiamo, non da oggi, un problema reputazionale

Leggi l'articolo

Dieci ragazzi per noi

Ileana Alesso
Il linguaggio del legame sociale è un linguaggio “speciale” che deve essere “normale

Leggi l'articolo

Sentimenti e regole

Antonio Pascucci
Le regole sono il fondamento di ogni comunità strutturata, necessarie per garantire un equilibrio tra ordine e libertà

Leggi l'articolo

Un fiocco di tanti colori

Paola Furini
Ai ragazzi e alle ragazze è stata garantita la possibilità di partecipare alla vita pubblica

Leggi l'articolo

Archivio Magazine

Indice

Rubriche: ultimi articoli

Mobbing famigliare o genitoriale?

Pubblicato in |

Andrea Mazzeo
Le condotte conflittuali o di sopraffazione tra i coniugi non sono equiparabili al mobbing nel mondo del lavoro

Stato interessante in stato di diritto

Pubblicato in |

Anna Frasca
Esiste una correlazione inversa tra il lavoro domestico e il desiderio di avere figli

Diritto alla conoscenza

Pubblicato in |||

Paola Regina
La giurisprudenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo ha elaborato
nozioni autonome di diritto e di legge

Trasparenza legislativa nella UE

Pubblicato in |||

Emilio De Capitani
Elementi fondanti per il diritto all’auto determinazione di ogni individuo e per il funzionamento di una società democratica

Responsabilità del linguaggio

Pubblicato in |||

Roberta De Monticelli
L’idea di trasparenza è il luogo dove la logica si salda con l’etica

Diritto di capire

Pubblicato in |||

Stefania Cavagnoli
L’importanza del diritto e della sua comunicazione come strumento di relazione e di garanzia

Distrofia sintattica

Pubblicato in |||

Massimo Corrado Di Florio
Le parole non devono essere ingannatrici

Better law making

Pubblicato in |||

Trasparenza delle leggi e strumenti di democrazia partecipativa in Italia e in Europa
Ileana Alesso
Se un linguaggio che non è possibile capire e parlare è un linguaggio che rende muti, ferisce le persone e la comunità, occorre la bussola di una lingua comune per l’orizzonte disegnato dalla Costituzione

Ifigenia

Pubblicato in

Povera, si direbbe.Che già ad essere figlia di Agamennone e…

Sospensione feriale: si/no

Pubblicato in ||||

Giovanna Fava
Le richieste di provvedimenti in materia di famiglia sono tutte urgenti

Una sfida per la qualità

Pubblicato in ||||

Angelo Santi
Un campo di azione in cui esplicare la libertà delle parti

Degrado del diritto penale

Pubblicato in |||

Andrea Casto
Prima di tendere alla emenda del reo, la pena deve essere sanzione e monito