
Del notaio ti puoi fidare
e dell’avvocato invece no?
di Roberta Valente (Avvocata in Bari)
Quando nel 2010 volevano affidare le separazioni consensuali ai notai, noi avvocati abbiamo protestato per la impropria invasione di campo.
Ma noi protestiamo sempre, ci dicono, anche quando, come questa volta, con la riforma Cartabia il legislatore ha affidato le autorizzazioni alla stipula di determinati atti ai notai.
L’art. 21 del D. Lgs. n. 149/2022 attribuisce direttamente al notaio la competenza a emettere il provvedimento autorizzativo per la stipula di atti pubblici e scritture private autenticate nei quali intervenga un minore, interdetto, inabilitato o beneficiario dell’amministrazione di sostegno, o aventi ad oggetto beni ereditari, su richiesta delle parti personalmente o tramite il proprio difensore.
Di fatto si è creato un doppio binario: la parte può rivolgersi al notaio o al magistrato.
Unico limite è che il notaio rogante l’atto di alienazione sia il notaio abilitato al rilascio dell’autorizzazione.
L’autorizzazione può essere sempre modificata o revocata dal Giudice tutelare.
È evidente che il tentativo del legislatore sia, attraverso le attribuzioni autorizzative al notaio che poi redige l’atto, sempre quello di velocizzare il procedimento.
Scelgono il notaio e non l’avvocato: mi sembra una delle scelte della riforma Cartabia meno criticabili.
Farei, piuttosto,una battaglia diversa sulle incongruenze, lacune, contraddittorietà, criticità e inutilità dell’intera riforma e rifletterei, in particolare, sulla atavica idiosincrasia del legislatore verso la figura dell’avvocato, sia dentro che fuori dal processo.
Ci hanno affidato le negoziazioni assistite ma con tutta una serie di preclusioni, fra cui, in primis, quell’odiosa sanzione pecuniaria a carico del difensore da euro 2.000 a euro 10.000.
Il legislatore ci assicura di incentivare l’uso delle negoziazione assistita e con la riforma Cartabia introduce il patrocinio a spese dello Stato solo per le negoziazioni assistite obbligatorie e dal 30.6.2023. Promette di incentivarle, ma non copre i costi di quelle più utilizzate, le negoziazioni di famiglia, fuori dal patrocinio a spese dello Stato in quanto facoltative.
Sempre e solo riforme a costo zero!
Ma quando noi avvocati ci accorgeremo che dovremo chiedere al cliente gli estratti conto dell’ultimo trienno anche per depositare un ricorso per separazione consensuale (art. 473bis.51 con il suo bel rifuso di numeri al posto delle lettere, ma soprattutto l’art. 473bis. 48 che richiama l’art. 473Bis.12), sceglieremo di negoziare senza alcuna riserva.
Image credits: Valentina Zotova da Pixabay
Di Roberta Valente, su Ora Legale News
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