
Ma quali diritti umani? #04
di Abdelaziz Essid (Avvocato in Tunisia e Premio Nobel per la pace 2015)
Quando in Tunisia c’è stata la Rivoluzione dei Gelsomini, forse gli
Avvocati erano i meno interessati al cambiamento: però loro hanno deciso
di essere con il loro popolo e hanno preferito scendere con la gente
nelle piazze per manifestare con la toga ufficiale, creando una barriera
fra i poliziotti e i manifestanti per proteggerli da eventuali spari.
Così facendo siamo riusciti a evitare il peggio: nessuno degli Avvocati
sapeva in quei giorni come sarebbe andata a finire, però loro hanno considerato che se c’era un prezzo da pagare anche con il sangue, era giusto
sacrificarsi per una causa nobile, perchè la democrazia e la libertà valgono il prezzo più alto che sia.
Poi, quando il dittatore è fuggito dal paese, gli Avvocati sono stati
capaci di accompagnare la transizione democratica e hanno partecipato a
elaborare la nuova costituzione del paese, lottando con le forze
democratiche della Tunisia per tutelare i diritti umani, soprattutto
quelli delle donne, dei bambini, degli imputati, dei prigionieri…
Gli Avvocati sono anche riusciti a ottenere il diritto alla coscienza…
Sì, la coscienza che loro hanno definito come tribunale senza giudice,
dove ognuno è giudice di se stesso.
Purtroppo, la nuova Tunisia e la sua giovane democrazia hanno dovuto
affrontare il gravissimo problema che è il terrorismo.
Un paese piccolo, povero, che vive soprattutto di turismo ha
conosciuto in quei giorni attentati che hanno fatto così tanta paura al mondo occidentale da imporre ai suoi cittadini di non andare più in
Tunisia per il rischio di attentati: questo ha messo l’economia
del paese in ginocchio tanto da dover proclamare la guerra totale al terrorismo e ai terroristi, affrontandoli ovunque senza accordare loro nessun diritto.
Ebbene siamo intervenuti noi Avvocati e con noi tutta la società civile
per dire che bisogna sempre rispettare le regole e soprattutto il
diritto a un processo equo rispettando, quindi, il diritto della difesa.
È vero che loro sono terroristi e hanno una cultura contro la vita
perché la loro è basata soprattutto sulla morte, sul sangue, sulla
violenza…
Però qualunque sia il reato o la gravità del fatto criminale
bisogna sempre rispettare il diritto a ciascun imputato di poter
dimostrare la sua innocenza o la sua estraneità ai fatti.
Per fortuna siamo riusciti anche questa volta a imporre questo punto di vista e oggi nella nuova Tunisia tutti sono convinti che in una democrazia
bisogna sempre rispettare le regole e sempre rispettare la legge: infatti,
ora non vediamo più usate i vecchi metodi e cioè la tortura.
La nuova Tunisia però soffre ancora il problema libico: quella ferita
aperta nel cuore del Mediterraneo; infatti in quel paese non c’è più lo
Stato, perché l’occidente aveva deciso di sconfiggere “Gheddafi” che era
un brutto dittatore, però senza pensare al dopo, lasciando così il popolo libico al suo destino.
Purtroppo, sul territorio Libico ci sono adesso gravissime situazioni di
profughi sub sahariani che usano la Libia come passaggio per raggiungere
l’Europa, e che debbono affrontare, oltre alla guerra civile fratricida, il
rischio della schiavitù e dello sfruttamento sessuale.
Noi chiediamo ai nostri amici italiani ed Europei d’intervenire per
cercare insieme di aiutare a risolvere la crisi libica.
Il Mediterraneo non sarà mai in pace se non si farà tutto il possibile per raggiungere la pace in Libia, altrimenti saremo sempre obbligati a vedere quei battelli della morte che partono dalle incontrollate coste libiche verso l’Europa.
Siamo noi, il popolo del Mediterraneo che deve trovare la soluzione per
il problema libico incoraggiando il fragilissimo dialogo che sta
nascendo in Libia fra i libici, non possiamo permettere di lasciare
agli americani il compito di risolvere la crisi a modo loro, e quando la situazione diventa incontrollabile ne soffriranno soltanto i paesi del Mediterraneo perché l’America è lontana…
Allora mettiamoci mano nella mano e cerchiamo di lavorare insieme in
una stretta collaborazione per cercare di aiutare la società civile Libica a risolvere questa crisi, come abbiamo fatto noi, società civile tunisina.
Non dimentichiamo che l’avvocatura Tunisina è stata insignita con il
premio Nobel per la pace nel 2015 (come componente del Quartetto del
dialogo Tunisino) proprio perché ha saputo accompagnare il cambiamento
sociale che c’è stato nel paese, tutelando sempre e comunque i diritti
dei cittadini.
Noi dobbiamo cercare di lavorare insieme per togliere di mezzo le
incomprensioni che producano soltanto fobie inutili e che danneggiano
ogni possibilità d’incontro o di collaborazione fra gli abitanti della
sponda nord del mediterraneo e i loro vicini di casa della sponda sud
dello stesso mare.
Vorrei infine ricordare l’iniziativa dell’avvocatura Italiana,
patrocinata dal C.N.F., che ha permesso di riaprire l’albergo “Imperial” che
è stato chiuso per lungo tempo dopo l’attentato terroristico del giugno del 2015, sulla spiaggia di Sousse .
Il valore simbolico di quella iniziativa è stato molto importante, voleva dire per noi e per tutto il mondo che gli Avvocati possono lavorare insieme e
possono collaborare per dire no al terrorismo, e per dire che la società
civile può, quando è unita, progettare un futuro migliore per i propri paesi.
La nostra professione consiste nel tutelare i diritti dei nostri
clienti, questo lo facciamo tutti i giorni; però abbiamo anche il dovere
di essere la locomotiva del cambiamento sociale e di salvare il
percorso di libertà e di democrazia che i nostri popoli hanno
coraggiosamente scelto.

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