
Storie da maneggiare con cura
di Vinicio Nardo (Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano)
La storia è molto brutta: un bambino di 20 mesi ammazzato a botte dal compagno della madre incinta di lui, entrambi poco più che ventenni.
Una storia complessa, da maneggiare con cura.
Degrado sociale? Disagio psicologico? Inadeguatezza giovanile? Intima malvagità? Inclinazione criminale?
Magari un po’ di tutto questo.
Giovani genitori che non hanno superato la fase di figli irresponsabili.
Bambini atterrati in case non presidiate da famiglie allargate, dunque in balìa di genitori immaturi e poi criminali.
Servizi sociali carenti, inadeguati sistemi di prevenzione.
Quanti aspetti si potrebbero approfondire!
Da quanti lati si dovrebbero affrontare storie del genere, e senza per forza essere Dostojevski.
Poi c’è l’aspetto giudiziario; meglio, punitivo. Ineludibile e centrale, dopo un reato così grave. Ma anche la perfetta via di fuga da ogni responsabilità: sociale e politica, insomma collettiva.
Accade così che il filmato “linkato” sul Corriere digitale (che apri speranzoso di immergerti nella sintesi visiva di questa complessità) si riveli quello dell’arresto del balordo: lui di spalle accompagnato da persone con grosse scritte del Corpo di appartenenza, macchine che escono nemmeno sgommando da un portone, il logo del Corpo in alto a sinistra.
Un filmato in fondo mesto, d’altronde non sgominavano una banda, nè chiudevano un lungo caso irrisolto: solo la rappresentazione dei banali cascami della banalità del male.
Non vogliamo parlare di “nessuno tocchi Caino”, sebbene il filmato complicherà la cintura di protezione che il carcere dovrà allestire.
E neanche del divieto assoluto di ripresa degli arrestati, tuttora vigente (ma chi controlla il controllore?).
La vera questione è che il processo penale è da tempo diventato nella coscienza sociale – col formidabile propellente di tutti i media (non solo del fatto Quotidiano) e con l’irresponsabile accondiscendenza della politica (non solo di Lega e M5S) – una vera e propria discarica mentale, un tappeto sotto il quale nascondere la polvere dei problemi sociali, scaricandosi da ogni responsabilità di prevenzione.
Nelle case popolari come nelle kafkiane articolazioni amministrative ciascuno deve fare da sè: lo Stato se ne occuperà dopo, a frittata fatta, con arresti eclatanti e pene sempre più alte e “certe”.
Il “link” del Corriere non è altro che la versione “digital” delle grida manzoniane.
https://www.pressreader.com/italy/corriere-della-sera/20190526
PIC: Wilhan José Gomes wjgomes da Pixabay
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