
Letterina a Santa Claus
di Enrica Priolo (Avvocata in Cagliari)
Se c’è una cosa che non faccio da tanto tempo è quella di scrivere una lettera a Babbo Natale; tanto, che la scrivo a fare? Non mi ascoltava da bambina, figuriamoci da adulta.
Quest’anno, però, voglio provarci. Non si sa mai.
Comincerei, caro barbuto, col dirti che qua le cose non vanno benissimo, anzi direi che è un disastro.
Ti chiedo di porvi rimedio, coi tuoi regalini tutti infiocchettati, e di fare in modo che dentro i pacchetti ci siano nuove leve, nuovi progetti per l’umanità.
Chiedo, ad esempio, che la parola “diritti” venga innestata fin dalla nascita in tutti gli esseri viventi, che venga pronunciata come litania, per non dimenticarla, neanche di tanto in tanto.
Perché vedi, caro Babbo universale, ho l’impressione che qua ci si dimentichi facilmente di secoli di conquiste civili, di spazi tolti al governare a suon di soprusi, di diritti ottenuti morendo per essi.
Chiedo che tu possa portare la pace dove ci sono le guerre, il progresso culturale laddove c’è ignoranza e sottomissione, l’amore dove si annida l’odio (anche quello digitale).
Che belle immagini, vero?
E che sensazione di speranza e avveramento che danno.
Invece sono solo aspettative ipocrite e senza alcuna possibilità che si avverino, perché ciò che la visione antropocentrica del mondo ha portato è piuttosto utilitarista e fallimentare.
Sono dell’idea che lo spirito natalizio vada ricercato nel proprio piccolo quotidiano, ognuno per quello che può.
Un po’ come se in ognuno di noi ci fosse un canuto vecchietto che si occupa di rendicontare le buone condotte e premiarle.
Le luminarie accese mi provocano un voltastomaco perenne, mi disturbano la vista perché negli occhi ho il dolore e i sacrifici umani di mezzo pianeta di cui leggo ogni giorno.
Mi sento ingiustamente fortunata, perché non sono costretta a fuggire da casa mia su un gommone o perché non devo scendere in piazza a farmi impiccare per difendere un diritto sacrosanto.
Penso alle poesie di Rodari, a quelle con più finali possibili.
Peccato non si possa realizzarli nella realtà.
Ecco, Babbo Natale, ti scrivo qui solo alcuni esempi di condotte umane che andrebbero premiate; vedi se riesci a farti portare dalle tue renne al cospetto di tutti questi individui.
Ci sono genitori che perdono i propri figli ingoiati miseramente dalle acque; ce ne sono altri, più fortunati, che possono seppellirli perché le acque glieli hanno restituiti.
Ce ne sono altri che perdono le loro figlie perché hanno tolto un velo; altri che non li vedranno più perché erano amici di quelle figlie e, si sa, chi va con lo zoppo…
Che poi, qui, devo registrare una discriminazione di genere (strano!): le ragazze vengono adeguatamente pestate a morte, mentre i ragazzi se la cavano con l’impiccagione.
Ci sono genitori che piangono i loro bellissimi e giovanissimi ragazzi in divisa, non importa di che tinta sia perché da morti hanno tutti lo stesso colore. Hai ampia scelta, dato che ci sono attualmente 59 scenari di guerra aperti.
Ci sono figli che portano i propri genitori a morire lontano da casa, perché non si può neanche scegliere di morire come si vuole. Gli Italiani, per esempio, vanno in Svizzera perché pare che, quegli ignavi degli svizzeri, fin dal 1942, abbiano depenalizzato il suicidio assistito. Cose dell’altro mondo!
Ci sono letteralmente orde di donne violate, torturate e massacrate perché un po’ patriarcali si deve essere, sennò sembra che l’evoluzione sia troppo avanzata.
Last but non least, alcuni genitori, che lagna, si lamentano di aver perso i figli sul posto di lavoro, pensa te che pretese che hanno a volere più sicurezza sul lavoro.
Direi che ciascuno di noi, vestito da Babbo Natale, non possa fare molto per tutelare diritti di questa portata; ma credo che una cosa influente la si possa fare tutti, ma proprio tutti. Votare per classi dirigenti che difendano e attuino le basi dei principi fondanti i diritti umani, perché umani lo siamo tutti, solo che alcuni lo dimenticano.
Babbo, infine, potresti anche far piovere dalla tua slitta tanti fogli in cui avrai fatto scrivere ai tuoi folletti queste semplici e potenti parole:
È Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.
È Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l’altro.
È Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.
È Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
È Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.Madre Teresa di Calcutta
Grazie Babbino, chissà se chi leggerà questa lettera si sentirà un po’ Santa Claus e farà vivere il Natale tutto l’anno per i secoli a venire; che colpo sarebbe!
Credits: wal_172619 da Pixabay
Di Enrica Priolo, su Ora Legale News
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