
L’uomo è un prodotto culturale
di Valentina Tiengo (Avvocata – Componente della Commissione Diritti Umani Ordine Avvocati Milano)
Se la padronanza di ogni concetto necessita di una competenza specifica, è all’antropologia che bisogna guardare quando si tratta di cultura e di uomo.
La dichiarazione di Friburgo ha il pregio di averne incorporato le nozioni, indispensabili per configurare correttamente il diritto culturale in astratto e per garantirne una tutela realmente efficace in concreto.
Non è della cultura intesa come erudizione e come insieme di ideali umanistici di formazione che si occupano i diritti culturali.
La cultura in senso antropologico, che è oggetto di tutela nella Dichiarazione di Friburgo, è un concetto ampio, che riguarda la comunità degli uomini e non la comunità dei dotti.
Ne diede una prima definizione in questo senso Tylor nel 1871, individuandola come l’“insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo come membro di una società”.
È questa la nozione che si ritrova nella dichiarazione di Friburgo, all’art. 2, lettera a), dove si legge che “il termine cultura copre i valori, le credenze, le convinzioni, le lingue, i saperi e le arti, le tradizioni, istituzioni e modi di vita tramite i quali una persona o un gruppo esprime la propria umanità e i significati che dà alla propria esistenza e al proprio sviluppo”.
Così intesa, la cultura pervade ogni settore della vita degli individui, è l’insieme complesso che racchiude ogni istituzione sociale, politica, economica, giuridica, religiosa di una società.
Tutto, dal pane alla Costituzione, è un prodotto culturale.
Di più: l’uomo è un prodotto culturale.
Per tale ragione, si ricorre all’espressione antropopoiesi (dal greco, uomo e costruire) per riferirsi al processo con cui l’essere umano, nel proprio gruppo sociale di appartenenza, elabora coordinate culturali che impregnano di significato il suo sistema e costruiscono la sua identità.
La dichiarazione di Friburgo incorpora anche questo concetto, scegliendo non per caso il verbo costituirsi nel definire l’identità: “l’espressione identità culturale è intesa come l’insieme dei riferimenti culturali con il quale una persona, sola o in comune, si definisce, si costituisce, comunica e intende essere riconosciuta nella sua dignità”.
A queste coordinate di concetto si aggiunge quanto la paleoantropologia insegna sul carattere essenziale della cultura per la sopravvivenza stessa dell’essere umano. Il distacco evolutivo dell’homo sapiens dagli animali si è verificato quando l’uomo ha cominciato a porre al di fuori della propria biologia il suo modo di sopravvivere nel mondo: dove l’orso usa la pelliccia per sopravvivere al freddo, l’uomo artico – con la cultura – trova il modo di usare le pellicce degli animali ed il fuoco per scaldarsi.
Nessuna comunità umana di cui si abbia notizia storica o etnografica può esistere senza cultura, ma proprio l’estraneità della cultura alla biologia la rende precaria, non tutelata dalla trasmissione genetica ereditaria.
Queste incursioni nell’antropologia sono necessarie a comprendere che il diritto culturale interviene su una materia indispensabile alla vita umana e vulnerabile a svuotamenti e aggressioni.
Al contempo, pongono il giurista davanti alla complessità della materia che si propone di tutelare.
Per un verso, il carattere pervasivo della cultura è tale, come detto in apertura, da rendere tutto cultura, con la conseguente difficoltà di ritagliare diritti specifici, di evitare le sovrapposizioni tra diritti diversi e, peggio, l’attrito tra diritti in un ordinamento che si mantenga sistematicamente coerente.
Per altro verso, la cittadinanza dei diritti culturali può rivelarsi lo strumento corretto per rendere i diritti umani, al di là del loro riconoscimento astratto, realmente efficaci. Il campo dei diritti umani non può, infatti, fare a meno della considerazione dei diritti culturali.
Le azioni di sviluppo a tutela dei diritti fondamentali nella straordinaria varietà delle culture del pianeta, se condotte sulla base di categorie culturali occidentali e nell’ignoranza di nozioni antropologiche e delle specificità culturali dei popoli che si propongono di proteggere, rischiano di disperdere i virtuosi intenti e di procedere con innesti dannosi, quando non inefficaci.
Attraverso la tutela dei diritti culturali, pertanto, le competenze antropologiche possono trovare ingresso nell’orizzonte del diritto e rivelarsi la chiave corretta nella ricerca di un equilibrio tra relativismo e universalismo dei diritti umani, capace di evitare gli estremi del relativismo nichilista e di un universalismo rozzamente scollegato dalla realtà.
I diritti culturali possono essere, in sintesi, lo strumento di concreta presa di coscienza, da parte dei diritti umani, che essere umano non significa essere un uomo in generale, ma un particolare tipo di uomo, culturalmente definito.

Credits: Orange Fox da Pixabay
#TOPICS: ultimi articoli
Avvocati, cosa… come…?
Massimo Corrado Di Florio
Autentici depositari di una fede di libertà
Rilevanza strategica
Andrea Buti
Inquadrare il problema, individuare le opzioni, immaginare gli scenari
Per prima cosa, uccidiamo tutti gli avvocati
Aldo Luchi
Le battaglie per i diritti di tutti e non per il privilegio di pochi
Lo sguardo laico
Nicola Cirillo
Una funzione propulsiva del progresso e dello sviluppo sociale
Dieci ragazzi per noi
Ileana Alesso
Il linguaggio del legame sociale è un linguaggio “speciale” che deve essere “normale
Sentimenti e regole
Antonio Pascucci
Le regole sono il fondamento di ogni comunità strutturata, necessarie per garantire un equilibrio tra ordine e libertà
Un fiocco di tanti colori
Paola Furini
Ai ragazzi e alle ragazze è stata garantita la possibilità di partecipare alla vita pubblica
Rubriche: ultimi articoli
Alessandra Capuano, Giovanna Fava, Ida Grimaldi, Andrea Mazzeo, Elvira Reale Il malcelato tentativo di negazione della violenza domestica e di genere che si vuole mantenere fuori dai Tribunali civili e dalle cause di affidamento dei minori
Andrea Mazzeo Le condotte conflittuali o di sopraffazione tra i coniugi non sono equiparabili al mobbing nel mondo del lavoro
Anna Frasca
Esiste una correlazione inversa tra il lavoro domestico e il desiderio di avere figli
Paola Regina
La giurisprudenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo ha elaborato
nozioni autonome di diritto e di legge
Emilio De Capitani
Elementi fondanti per il diritto all’auto determinazione di ogni individuo e per il funzionamento di una società democratica
Roberta De Monticelli
L’idea di trasparenza è il luogo dove la logica si salda con l’etica
Stefania Cavagnoli
L’importanza del diritto e della sua comunicazione come strumento di relazione e di garanzia
Massimo Corrado Di Florio
Le parole non devono essere ingannatrici
Trasparenza delle leggi e strumenti di democrazia partecipativa in Italia e in Europa
Ileana Alesso
Se un linguaggio che non è possibile capire e parlare è un linguaggio che rende muti, ferisce le persone e la comunità, occorre la bussola di una lingua comune per l’orizzonte disegnato dalla Costituzione
Povera, si direbbe.Che già ad essere figlia di Agamennone e…
Giovanna Fava
Le richieste di provvedimenti in materia di famiglia sono tutte urgenti
Angelo Santi
Un campo di azione in cui esplicare la libertà delle parti