
Percorsi alternativi
di Federica Peraboni (Avvocata in Como – FronteVerso Network)
Il matrimonio sempre più celebrato fra diritto e scienza può davvero renderci tranquilli diminuendo i rischi dell’imprevedibilità del diritto e di sentenze ingiuste da parte dei giudici?
La mia esperienza professionale mi ha insegnato che nel processo giudiziario l’ascolto riservato alle parti è pressochè inesistente e da qui una domanda: possono la formalità, il rigore, i tempi, le modalità del processo occuparsi di orientare le persone confliggenti, le loro relazioni, emozioni, interessi e bisogni per condurre a una buona gestione del conflitto e a una soluzione soddisfacente?
Un esempio tra i tanti: una società produttrice di infissi lamentava il mancato pagamento di una fattura da parte del cliente. La prima dichiarava l’esecuzione dei lavori a regola d’arte e pretendeva quindi il pagamento, il secondo, lamentando vizi e difetti, lo rifiutava e pretendeva, dal canto suo, il pagamento di una somma a titolo di risarcimento.
La vicenda, affrontata in un percorso di Mediazione Civile e Commerciale, ha trovato il suo epilogo quando le parti, dopo aver animatamente discusso e litigato, si sono sentite ascoltate, riconosciute e rispettate. Entrambe hanno riconosciuto di aver assunto atteggiamenti offensivi e ostili l’uno nei confronti dell’altro; il cliente ha rivelato l’esistenza di piccoli difetti solo nell’ultima fornitura di infissi e la società li ha riconosciuti. Entrambi hanno confidato di aver vissuto, in pendenza del rapporto commerciale, momenti personali difficili e dolorosi.
In conclusione: la società ha riconosciuto al cliente sconti sull’ultima fornitura e questi ha fatto altri ordini. E se la stessa vicenda fosse stata affrontata seguendo esclusivamente il percorso giudiziario?
L’approccio giuridico e la consulenza tecnica, al quale inevitabilmente il processo avrebbe demandato, per accertare, valutare e quantificare i pretesi vizi e difetti della fornitura e posa, avrebbero salvato la relazione personale? E sarebbe continuata la relazione commerciale tra le parti?
Stesse parti, due percorsi alternativi.
Da una parte, un approccio giudiziario, giuridico tecnico-scientifico, basato su dati certi e documentazione.
L’esito sarebbe stato di “vittoria“/”sconfitta” totale o parziale delle parti.
Dall’altra, una pratica di mediazione dei conflitti e l’applicazione di tecniche di facilitazione.
Un approccio orientato alle competenze non cognitive – diverse da quelle, scientifiche, tecnologiche, matematiche, digitali, che “processano” le informazioni – e rivolte invece alla capacità di gestire emozioni, lo stress, la comunicazione efficace, l’empatia, il pensiero creativo e quello critico, oltre che all’abilità di prendere decisioni e risolvere problemi.
Competenze alle quali quelle giuridiche, semplicemente, si aggiungono.
Percorso che ha portato le parti a riattivare le proprie risorse individuali e organizzative, a cooperare, a esternare emozioni, a comunicare, a trasformare il problema e a risolverlo secondo i loro desiderata, riattivare la comunicazione e ripristinare la relazione commerciale.
Non vi è dubbio che il conflitto sia inevitabile parte di ogni relazione.
Nessuno può impedire che il conflitto esploda, ma ci sono approcci che consentono di trasformare la forza distruttiva delle emozioni negative in elementi utili, in vie d’uscita accettabili e sostenibili.
Image credit: Harut Movsisyan da Pixabay
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