pressappoco uomini

Pressappoco uomini

di Massimo Corrado Di Florio

(breve confessione immaginaria di un accidioso ai tempi del virus)

L’uomo che incontro ogni giorno è tutto quello che non vorrei mai essere. Mai essere stato se, come qualcuno ritiene, si possano vivere più esistenze, più vite. Non tanto per l’avversione che provo per la volgarità di certe posture o per la rozzezza di determinati comportamenti quanto, piuttosto, per una faccenda di coerenza del vivere. E’ impossibile che la matrice originaria che alimenta il nostro essere immanente debba, per così dire, volta per volta cambiare. Una volta, una vita.

No, impossibile da credere anche perché sarebbe oltre ogni misura sconveniente, addirittura poco garbato. Ebbene, l’uomo che incontro ogni giorno è tutto ciò che non vorrei mai essere stato: possiede, costui, un assetto sgraziato e un eloquio che taluni definirebbero asciutto ma che, a ben vedere, potrebbe agevolmente appartenere alla categoria dell’eloquio arido. Sempre che di eloquio possa trattarsi. E sì che vi è una bella differenza tra l’una e l’altra delle due categorie!

D’altronde nemmeno l’incerta età del tipo può essere considerata un’attenuante. No, è del tutto improponibile un’attenuante in questi casi.

Non discuto della sua autoconsapevolezza -peraltro inesistente-, o del suo senso di autodeterminazione (sulla qual cosa, semmai, ci rifletterò in maniera più approfondita in seguito), poiché dell’una e dell’altra, chi più e chi meno, tutti ne siamo, in qualche misura, contaminati e addirittura intrisi.

No, non è questo che impressiona ogni possibile interlocutore di costui. Io fra questi. il punto è che lui non è proprio fisiologicamente impostato per avere degli interlocutori. Ciò che sconvolge, che mi sconvolge, è che questo soggetto, pur consapevole (lo sarà per davvero?) della sua aridità sociale, cioè del suo arido approccio nell’essere uomo nel mondo civile ( un mondo assai smagrito ad esser sinceri!), fugge da ogni contatto che non sia funzionale al suo modus vivendi. Bé, certo che, in linea generale, la medesima considerazione può senz’altro svolgersi intorno ad ogni essere umano, ma per quel che riguarda lui trovo che la cosa sia assolutamente calzante.

Sì, assolutamente (la parola è perfetta). In lui non vi è una sola piccola briciola, un solo infinitesimo spazio, di slancio sociale: egli è assolutamente privo di ciò. Per certi versi, è addirittura da ammirare.

Io, non avrei mai voluto essere lui, anzi, come lui. Qualcuno, in seguito dirà che la colpa non è di nessuno perché è delle circostanze avverse che hanno incantato tutti. Trattasi di repulsione sociale indotta. Altro che distanza!

Ad ogni modo, non credo si possa pensare ad una forma di attenzione, anche la più insignificante, nei riguardi di un uomo come questo qui. Un uomo che, purtroppo, sono costretto a vedere ogni giorno.

E’ così imbambolato, così distratto nel suo pensare inutile. È questione di sopravvivenza, dicono. Egli rifugge dal mondo e il mondo, tutto sommato, lo asseconda. Probabilmente lo ha sempre assecondato. Mi domando se il mondo asseconda ogni singolo essere umano su questa terra, ovvero riserva le sue attenzioni solo verso chi finisce con l’ignorarlo.

A voler pensare ad una sorta di produttività immanente del mondo stesso, mi sembrerebbe più plausibile la seconda alternativa anche perché sarebbe la soluzione meno faticosa per tutti (mondo compreso). Io stesso opererei allo stesso modo. Sì, lo farei.

Alla fine dei conti, lui è semplicemente così. E’ solo sua la naturale propensione per la fuga. D’altronde, chi fugge, sia pure in maniera discreta, è destinato, suo malgrado, a richiamare ogni genere di attenzioni da parte della vita stessa. Il problema è che la vita si accorge dei fuggitivi ed il “premio” che elargisce loro consiste nel restringere il tempo che resta ancora da vivere ai destinatari del premio stesso. Sarà proprio così, sarà per questo motivo che lui, ineluttabilmente, è destinato a morire anzitempo o, forse, a “farsi” morire nel momento giusto; il suo modo, per l’appunto. Una tragica necessità, anzi, una necessità senza ulteriori specificazioni.

Tra poco esco da qui. Aria aperta. Nessuno s’accorgerà di quanto io possa essere pigro. Questa pigrizia così violenta che s’impossessa di me, ogni giorno, ogni singola stupida e noiosa mattina.

L’uomo che incontro ogni giorno, riflesso qui, nello specchio del mio bagno mentre mi rado con lentezza misurata, è tutto ciò che non vorrei essere. Di chi è la colpa? E’ tragicamente evidente: la colpa è dello specchio.

(riadattamento libero e consapevole de “La Disequazione Y” di Massimo Corrado Di Florio
https://www.amazon.it/disequazione-y-Massimo-C-Florio/dp/8891007811)

Image credit: David Van Dartel photographer
https://www.collater.al

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