
Tempi bui
di Linda Laura Sabbadini (Direttora centrale Istat)
Pubblichiamo l’intervento di Linda Laura Sabbadini, chair women 20 Italy all’International meeting women20 dell’11 Maggio 2022
Sono già 6 milioni i profughi usciti dall ucraina, donne e bambini.
Più di 3 milioni in Polonia ma 70 mila in Russia.
Una catastrofe umanitaria di questa portata anzi superiore è avvenuta in Siria nella guerra civile e in Afganistan. I numeri fanno rabbrividire.
Sono tempi bui. Tempi in cui si sviluppano guerre sempre più vicine a noi.
E allora noi donne dobbiamo agire per contrastare la barbarie, per costruire le premesse per un futuro di pace.
Si perchè come diceva Virginia Woolf la guerra non appartiene alla storia delle donne “Non sono le donne a decidere le guerre“. Ma sono le donne a pagarne terribilmente le conseguenze.
Le guerre portano dolori terribili, carneficine, stupri. Uomini, donne, bambini calpestati e umiliati nelle loro identità, nei loro corpi violati. Le guerre innescano spirali difficili da interrompere.
La guerra fa emergere la disumanità, la cattiveria. Deve essere fermata con tutte le nostre forze.
La guerra acceca gli uomini. La guerra calpesta tutti i diritti e tutti gli esseri umani.
È scatenata da pochi uomini e passa sopra a uomini, donne, bambini, anziani.
Oggi più che mai, la guerra, in mano a dittatori senza scrupoli come Putin, super armati, può portare alla fine del pianeta.
E non può passare il principio che basta invadere un paese, distruggerlo, per annetterselo in barba al diritto internazionale. Le donne devono avere la forza di dirlo e noi siamo qui per questo.
Noi sappiamo che le donne sono una grande risorsa nel prevenire le guerre. Con la loro capacità di tessere reti, abbattere muri e costruire ponti. Sono una grande risorsa per il dialogo Sono fondamentali per ricostruire dopo il disastro.
Sono cruciali nei processi di integrazione dei rifugiati, perchè ne rappresentano la maggioranza con i bambini. Sono preziose anche nella resistenza, in tutti i modi possibili anche mentre imparano a fare le molotov per difendere il loro popolo, anche quando combattono in prima linea per la libertà. E sono tante nel mondo le donne che lo fanno.
Le donne ucraine che devono mettere in salvo i loro figli, a causa di una guerra decisa da Putin che ha calpestato la loro libertà, che devono tranquillizzarli, insegnare loro a sopravvivere sotto i bombardamenti, a nascondersi, a evitare le mine, ad allontanarsi dai loro papà e partire per altri lidi, chissà quanto lontani. A resistere con poca acqua e poco cibo.
Le madri russe, prigioniere di un dittatore sanguinario. I loro figli sono partiti per la guerra senza saperlo, le mamme spesso non sanno che fine abbiano fatto, e forse non avranno nemmeno il loro corpo, una tomba per piangerli e ricordarli. È straziante solo pensarlo. E tutte quelle donne russe che vorrebbero manifestare e non possono farlo perchè rischiano 15 anni di carcere.
Pensiamo alle afgane ripiombate nel Medioevo dopo il ritiro frettoloso degli Stati Uniti e dell’Occidente. Private di tutti i diritti. senza istruzione, senza libertà di vivere la propria vita, nè di scegliere il proprio amore, presente e futuro libero negato.
Le madri afgane orgogliose delle loro figlie e della loro istruzione che oggi devono nasconderle, perché non siano rapite dai talebani per farne spose forzate di qualche soldato.
Donne che devono nascondere anche il loro viso e quello delle loro figlie sotto il burqa, pochi giorni fa imposto per legge.
Le donne siriane diventate invisibili dopocena, in milioni hanno abbandonato il paese che vivono o hanno vissuto la tragedia della guerra, rifugiate nei campi profughi con i loro bambini, lontano dalle loro case distrutte, e che corrono il rischio di finire negli artigli dei trafficanti di esseri umani.
Donne di oggi, che soffrono in Yemen, in Sudan, in Birmania, in Africa in tante altre zone, le curde che hanno costruito il loro esercito di donne che ha combattuto con successo contro l’ISIS. Donne africane. Donne combattenti quotidiane in nome della vita e dell’amore.
Dobbiamo tutte sentirci impegnate perchè il loro strazio finisca.
E allora dobbiamo sapere che la battaglia per i diritti e la democrazia e per la libera autodeterminazione dei popoli la dobbiamo fare tutte insieme. Dobbiamo tutte sentirci impegnate su questo fronte.
Perchè noi donne siamo costruttrici di pace. Sorellanza è questo, agire perchè i diritti delle donne siano rispettati, in tutti i contesti, le guerre finiscano, si affermi una volta per tutte la libertà femminile. Sorellanza è agire unite contro i dittatori per il trionfo della democrazia ovunque, presupposto fondamentale per la libertà femminile.
E fare sempre la distinzione tra i popoli e i dittatori che li comandano. Dobbiamo difendere l’autodeterminazione dei popoli.
Sorellanza è unirsi contro la violenza sulle donne, gli stupri di guerra e ogni forma di discriminazione. Sorellanza è aiutare in tutti i modi possibili anche con le armi chi è sopraffatto dalla violenza e guerra che viola le regole internazionali.
Anna Politoskvaja, giornalista russa, è stata uccisa per avere denunciato le atrocità in Cecenia, solo per aver detto la verità. Lei diceva: “Bisogna essere disposti a sopportare molto, per amore della libertà“. Lei ha sopportato molto. Lei ha perso la vita.
Noi in nome della sua vita e di tutte le donne che soffrono, e con loro dei bambini e degli uomini dobbiamo impegnarci nella sua e nostra battaglia per un mondo migliore. Un mondo nuovo dove più donne siano al comando e le guerre siano bandite. Evviva le nostre sorelle combattenti ogni giorno per la normalità del vivere.
Una riflessione va fatta.
È facile perdere diritti, è più difficile mantenerli.
Per questo dobbiamo essere vigili e compatte.
Avanzare nei diritti è migliorare la qualità della vita.
Basta molestie, come nel caso degli alpini. Basta violenze quotidiane. Basta esclusione dai luoghi di potere. Basta lavori precari e sfruttati, misoginia e svalorizzazione della maternità.
Le donne cambieranno il mondo.
Credits: Engin Akyurt da Pixabay
Di Linda Laura Sabbadini, su Ora Legale News
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