SAPERE SOCIAL #03
di Enzo Varricchio
“Esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male, l’ignoranza”.
Socrate
La conoscenza non è più quella di una volta.
Platone diceva che “con la scienza l’uomo s’india”, cioè si fa divino.
In quasi tutte le culture antiche la conoscenza era impersonata da una divinità: Quetzalcoatl (Aztechi), Thoth (Egizi), Atena (Greci), Minerva (Romani), Sarasvati (Indù), etc. E questa divinità poteva coincidere o meno con quella della saggezza. Perché non sempre l’erudizione coincide con il sapere e non sempre il potere della conoscenza è amministrato con la giusta consapevolezza e oculatezza. La cultura greca creò la filosofia proprio per unire cultura e saggezza, e furono la democrazia, il Partenone, la nascita del metodo sperimentale.
Nel Medioevo (occidentale), salvo importantissime eccezioni, il sapere era concentrato sulle sacre scritture e sulla loro esegesi approfondita. Dopo la scoperta dell’America si spostò sulla esplorazione geografica, il Rinascimento lo svincolò dalla religione e l’Illuminismo aperse le porte a un’altra dea, la Ragione, lo strumento umano per giungere alla verità. E così furono le “sorti magnifiche e progressive dell’umanità” su cui polemizzava il Leopardi di La Ginestra. Eppure già Kant avvertiva che la conoscenza nasce dall’incontro tra le strutture trascendentali della mente umana e l’esperienza fenomenica per cui non è possibile assicurarne l’assoluta verità ed oggettività se non nei limiti degli strumenti conoscitivi a disposizione dell’essere umano.
Nel primo Ottocento le speculazioni filosofiche celebrarono grandi ideali come lo Spirito, il Sentimento, l’Arte, la Storia, elaborando un’idea di conoscenza che poco o punto aveva a che fare con quella che praticavano gli uomini di scienza che inventarono nuove macchine, edifici di metallo e di cristallo, gas ed elettricità, navi corazzate e aerostati, scoprendo nuove leggi del mondo fisico.
Il “secol breve” ci regalò la teoria di Karl Popper secondo cui la vera scienza deve essere falsificabile, formulata cioè in modo tale che la sua sottomissione a un esperimento possa eventualmente attestarne la falsità. Il contrario del dogma e dei sistemi chiusi di verità come la religione, il marxismo e la psicoanalisi freudiana.
Tutte le evoluzioni della gnoseologia e dell’epistemologia si sono sempre basate sulla centralità del soggetto conoscente, di colui che mette insieme (dal verbo latino cognoscere, da cum-gnoscere, mettere insieme ciò che si apprende, collegare) e organizza le informazioni, in ultima istanza sa, cioè utilizza la conoscenza accumulata in un’azione pratica e utile (ecco il senso etimologico dal latino sapĕre ossia “aver sapore, esser saggio, capire”). Il sapere era in ultima istanza strettamente individuale e anche il libro che lo raccoglieva restava una cosa da cercare e studiare personalmente, con fatica e profondità, possibilità concessa a pochi anche per i costi del mezzo.
Internet ha sconvolto questo assioma.
Ora il soggetto che apprende, nel senso di colui che collega le informazioni e connette gli utenti, è il World Wide Web, l’essere umano diventa solo l’utilizzatore finale dell’apprendimento del sistema.
Oggi il sapere è collettivo, socializzato da Facebook, addirittura “cooperativo” nel caso di Wikipedia: tutti possono sapere tutto con un semplice clic. Se vogliamo, l’era dell’ignoranza è finita.
E allora, come mai l’analfabetismo ritorna, la cultura s’imbarbarisce, eserciti di imbecilli popolano i social? Perché troppa informazione uguale nessuna informazione, ipervelocità uguale superficialità, nessuna fatica uguale nessun vero risultato.
Nei social network si tende a formare delle stanze chiuse (Echo Chambers) in cui si tende ad acquisire informazioni coerenti con la propria visione del mondo e interpretazioni divergenti finiscono per non trovare più considerazione. L’effetto è di isolare nella sua bolla l’utente da informazioni che sono in contrasto con il suo punto di vista culturale o ideologico (es.: ricerca personalizzata di Google e notizie personalizzate di Facebook), quindi a lasciarlo nella sua falsa conoscenza perché la cultura è per definizione confronto tra idee diverse.
https://www.oralegalenews.it/magazine/demenza-artificiale-new-media-ed-etica-pubblica/2445/2019/
La conoscenza torna a separarsi dalla saggezza e il vero “sapere” tramonta.
Il problema più grave è che, a lungo andare, il web saprà tutto e l’uomo, impigrito dalla pseudoconoscenza del clic, non saprà più niente ma non se ne renderà nemmeno conto, stordito dall’effetto “Dunning-Kruger”. Di che cosa si tratta? Quando le persone sono incompetenti non solo giungono a conclusioni errate e compiono scelte sbagliate, ma la loro stessa incompetenza gli impedisce di rendersene conto, anzi, hanno l’impressione di cavarsela egregiamente. Insomma, gli ignoranti non sanno di essere ignoranti, finendo per somigliare a delle macchine inconsapevoli dei loro limiti. Sarebbe il trionfo assoluto dell’ignoranza globale.
Forse fu questa la causa della fine di Atlantide.
Di contro, mai come in un epoca come quella odierna, in cui la tecnologia monopolizza l’informazione, l’energia, la medicina, la robotcibernetica, in cui ci si appresta a varcare la soglia della clonazione umana, è necessario rendere pubblici e condivisi i risultati delle ricerche scientifiche per non veder presto prevalere quelle clandestine o segrete, consegnando definitivamente il potere assoluto a un manipolo di supersapienti e superpotenti.
Esiste un sacrosanto diritto al sapere di tutti i cittadini, un diritto alla cultura e alla conoscenza sancito anche dai dettami della Costituzione italiana agli artt. 3, 9 e 33.
In che argomento complicato ci siamo ficcati stavolta.
E’ un nostro vizio, cercare di capire la complessità. Il diritto è una forma alta di conoscenza perché indica ciò che è giusto e ingiusto nella prospettiva della conservazione dell’ordine e della pace, ma soprattutto perché il processo, che è la sua traduzione concreta, nient’altro è che ricerca della verità.
Ecco perché da giuristi ci sentiamo le avanguardie di questa guerra per il sapere.
Dello stesso autore:
https://www.oralegalenews.it/copertina/iustitia-delenda-magazine-numero-01/678/2018/
Prometheus – il dono della conoscenza – Ridley Scott, (2012) Official trailer:
https://www.youtube.com/watch?v=2LTQQIiPiuw
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