
Attualità e prospettive della previdenza forense
di Maria Grazia Rodari (Avvocata in Verbania)
La polarizzazione dei redditi dell’Avvocatura
Quasi in contemporanea con la presentazione del VI Rapporto sull’avvocatura 2022, redatto a cura di Cassa Forense in collaborazione con il CENSIS, che contiene informazioni e dati demografici ed economici che fanno emergere lo scenario in cui operano gli avvocati, il Comitato dei Delegati di Cassa Forense, nella seduta del 29 aprile, ha approvato il bilancio consuntivo al 31-12-2021, che riporta un avanzo di gestione di 1.385 milioni di euro (determinato in parte dal ritorno della gestione del patrimonio mobiliare) ed una consistenza patrimoniale netta di 15.217,1 milioni di euro (contro i 13.832,1 milioni del precedente esercizio).
I dati positivi di sintesi dell’ultimo bilancio annuale non ci devono far dimenticare la situazione reddituale del comparto forense degli Iscritti alla Cassa di Previdenza Forense, come negli ultimi anni sta emergendo.
In particolare, i Numeri dell’avvocatura 2021, a cura dell’Ufficio attuariale di Cassa Forense (stilato sulla base dei redditi dichiarati per l’anno 2020, attraverso i modelli 5/21) e contenuti nel Rapporto mettono in luce soprattutto come il ritorno economico che discende dalla professione forense sia particolarmente diversificato, per lo più per classi di età, genere e territorio.
Recentemente, su questa tematica molti opinionisti hanno riportato dettagliatamente i dati del Rapporto che afferiscono alle condizioni reddituali degli avvocati, con diverse chiavi di lettura dei divari, come in modo costante emergenti tra giovani/anziani, donne/uomini, nord/sud.
Su 241.830 iscritti a Cassa Forense ragguardevole è il numero di coloro che dispongono di un reddito annuo inferiore a € 20.000: trattasi di una fascia di 95.537 posizioni, pari al 40,9 % dell’avvocatura (comprendendo le seguenti posizioni: 15.955 che non hanno inviato il modello 5/2021; 2.160 con redditi inferiori a € 00,00; 13.887 con redditi pari ad €. 00,00).
Solo il 7,6% dell’avvocatura dispone di redditi sopra € 100.700 ed è quella fascia di avvocati che provvede a versare a Cassa Forense il contributo di solidarietà. Trattasi di 15.798 soggetti che producono un monte reddito di € 4.007.022.243, che è poco meno del 50% del monte reddito della totalità degli avvocati, che per il 2021 è stato di € 8.534.669.500.
Se raffrontiamo il monte reddito del comparto forense del 2021 con quello del 2020 si rileva che non vi sono state divergenze in calo particolarmente significative sul totale complessivo: per il 2020, infatti, esso era di € 8.896.333.216.
Emerge tuttavia evidente come i redditi degli avvocati si polarizzino verso la fascia di iscritti che producono redditi superiori ad € 100.700.
Un po’ come sta accedendo in tutti i settori delle attività professionali ed economiche, anche nella categoria professionale forense, un considerevole numero di soggetti si sta palesando indigente.
Vorremmo tutti poter prevedere il trend prospettico della redditività di categoria per il futuro, utilizzando i dati raccolti dal CENSIS e da Cassa Forense.
Il critico contesto generale economico e sociale che stiamo vivendo rende tuttavia alquanto difficoltoso poter dare indicazioni su come intervenire efficacemente per poter realizzare la crescita economica dell’avvocatura tutta ed in particolare di quella che dispone di redditi inadeguati per poter vivere dignitosamente.
L’interesse precipuo di chi opera nel settore della previdenza è quello di attenzionare le criticità correlate alle condizioni reddituali degli avvocati, con le relative dinamiche, per poter far comprendere come essi possano proteggere meglio il loro futuro, dovendo l’attività professionale oggi intrapresa poter garantire sia il presente sia il futuro, per il tempo del pensionamento di ciascuno.
Il reddito va difeso e ciascun iscritto deve impegnarsi a farlo, per sé, investendo su nuove forme di lavoro professionale e su una diversa organizzazione del lavoro rispetto all’attuale, ancora per molti avvocati troppo legata ai modelli del passato.
La situazione reddituale di ogni avvocato al presente pone le basi per la una sicurezza economica di ciascuno e di tutta la categoria, anche in futuro.
L’Ente previdenziale ha il dovere di intervenire, affinché le pensioni degli iscritti siano adeguatamente protette ed è per questo che si deve aver cura oggi della tenuta del sistema previdenziale nel tempo, come peraltro prevede la legge.
In prospettiva, con i numeri e le dinamiche emergenti dai dati ed in particolare dal bilancio tecnico attuariale di Cassa Forense al 31-12-2020, presentato il 29 aprile al Comitato dei Delegati ed in corso di trasmissione ai Ministeri vigilanti, emergono problemi di saldo previdenziale e gestionale negativi, con decrescita del patrimonio, che richiedono interventi di modifica al sistema della previdenza forense vigente.
Pertanto, al di là dei risultati positivi di breve periodo, il focus dell’attenzione va mantenuto sul lungo periodo e sui mutamenti della categoria che sono intervenuti e che interverranno, con una visione prospettica di lungo periodo, con una attenta disamina delle trasformazioni demografiche ed economiche della popolazione degli Iscritti alla Cassa.
Il sistema previdenziale di Cassa Forense fonda il suo equilibrio, pur in presenza della crescita attuale della patrimonializzazione, su un patto generazionale di finanziamento e la sua tenuta è garantita dalla presenza di contingenti di nuova generazione, con potenzialità contributive tali da sostituire le generazioni in progressiva uscita, con trattamenti pensionistici che siano improntati ad equità.
Di Maria Grazia Rodari, su Ora Legale News
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