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Io negozio, il giudice separa

di Roberta Valente (Avvocata in Bari)

Non c’è nulla da fare.
Separazione o divorzio: la sentenza del Giudice vale di più di un accordo redatto dalle parti con i rispettivi Avvocati negoziatori.
È inutile che si dispera” mi raccontava una Cancelleria della Procura quando andavo ad informarvi sul numero dei depositi degli accordi di negoziazione assistita “i cittadini vogliono la carta scritta dal Giudice (la sentenza) poiché credono che una separazione o un divorzio firmati solo dagli Avvocati abbiano meno valore della sentenza di un Giudice”.

Ancora non mi rassegno e continuo a combattere i retaggi culturali legati a una pessima visione dell’operato degli Avvocati, pur consapevole che è diventato sempre più difficile utilizzare lo strumento della negoziazione assistita di famiglia, sia per le lacune della legge 162/2014, non ancora colmate dal legislatore, sia per l’inutile e crescente burocratizzazione degli adempimenti da eseguire presso le Procure competenti a autorizzare o vistare l’accordo.

E allora che si fa?

Si sceglie la via più semplice e si deposita, quando l’accordo c’è, il ricorso congiunto di separazione o divorzio o modifica delle condizioni di separazione o divorzio.
Contributo unificato e via: a tutto il resto provvedono il Giudice e la Cancelleria e l’Avvocato può anche assistere entrambi i coniugi, con l’intuibile risparmio di spesa per gli assistiti. Neanche si rischia di pagare la sanzione pecuniaria in caso di ritardo nel deposito all’Ufficio di Stato civile del Comune competente.

Davvero si può andare avanti così?

Ancora nessuna negoziazione per i figli di coppie non coniugate o per coniugi o genitori meno abbienti e che potrebbero usufruire del patrocinio a spese dello Stato (lacuna incomprensibile e ingiustificabile).
Inoltre, non possiamo prevedere il trasferimento di immobili se non con l’autentica di un notaio, non possiamo ascoltare congiuntamente i minori nemmeno con l’assistenza di un esperto, dobbiamo depositare una caterva di documenti in Procura e rischiare un rigetto da un Giudice che non si occupa di diritto di famiglia, e, ciliegina sulla torta, dobbiamo anche depositare l’accordo, alla fine del procedimento e con l’ansia da sanzione, presso il COA di appartenenza.

Degiurisdizionalizzazione?

Ma dove? Nei sogni di un legislatore che non sa o non sa scrivere, con o senza l’emergenza sanitaria.
Anzi l’emergenza sanitaria avrebbe dovuto agevolare il lavoro degli Avvocati e non appesantirlo come, al contrario, sta succedendo e non solo nell’ambito del diritto di famiglia.

L’ISTAT ha registrato, tra gli effetti della pandemia, un forte calo di matrimoni e unioni civili, ma anche di separazioni e divorzi.
Si sono ridotti in percentuale maggiore i procedimenti giudiziali di separazione e divorzio (per le ovvie ragioni legate al blocco delle attività nei Tribunali), ma anche le negoziazioni di famiglia, seppure in misura lievemente minore.
Ma l’informatizzazione del sistema giustizia e il processo civile telematico non c’erano già prima della pandemia?
In un mare di disagi e incertezze noi Avvocati di famiglia continuiamo a negoziare e a scrivere accordi, ma non c’è nulla da fare, la sentenza è scritta con la penna d’oro, l’accordo con la penna bic.
Io adoro le bic cristal.

di Roberta Valente su Ora Legale NEWS:
https://www.oralegalenews.it/attualita/minata-la-negoziazione-assistita/13706/2021/

Image credit: Bruno /Germany da Pixabay

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