Le azioni di contrasto alla violenza di genere

Le azioni di contrasto alla violenza di genere

di Fiorella Chiappi (Psicologa psicoterapeuta, referente per l’OPT del gruppo di lavoro Psicologia e salute di genere dal 2014 al 2019)

Il lavoro con la violenza di genere: una guida nella complessità

Le attività finalizzate a contrastare la violenza di genere devono far parte di un piano integrato di interventi dove tutte le forze in gioco interagiscono tra loro per aumentare il livello di protezione delle donne e dei minori e responsabilizzare l’autore di violenza per gli agiti commessi.
La violenza di genere è un fenomeno complesso, determinato culturalmente e che può essere contrastato solo attraverso un’azione di rete multidisciplinare altrettanto complessa, dove giocano un ruolo fondamentale la comunicazione tra i nodi della rete, l’adozione di paradigmi di lettura sensibili alle questioni di genere tra le parti coinvolte e la condivisione di obiettivi comuni.

La violenza contro le donne è definita dalla Convenzione d’Istanbul del 2011 (1) come violenza di genere, in quanto sono le donne e i minori (soggetti alla violenza assistita) le vittime prevalenti e gli uomini – spesso familiari o partner – gli autori maggioritari di maltrattamento ed è correlabile al dislivello di potere sociale tra uomo e donna e alle discriminazioni di genere che penalizzano il femminile in tutte le culture.

Per ridurre la portata di questo fenomeno globale, occorre, di conseguenza, agire con un approccio complesso, articolato, integrato e coordinato che consenta, da un lato, la protezione delle vittime e la persecuzione degli autori di violenza e, dall’altro, una complessa e articolata azione di prevenzione.
Come viene analizzato dal “World report on violence and health” del 2017 della World Health Organization (OMS), il fenomeno (2) è “un grave problema di salute pubblica e una violazione dei diritti umani delle donne” che necessita di una complessità d’interventi “per rafforzare la prevenzione”. Numerosi sono gli interventi indicati a livello internazionale ed europeo, fra cui:

  • Azioni di sensibilizzazione culturale per promuovere la consapevolezza dei diritti, della parità e del riconoscimento delle varie forme di violenza, mediante regolari campagne o programmi, realizzati grazie alla collaborazione fra istituzioni pubbliche e private, associazioni, ecc.
  • Sensibilizzazione dei mass media sul ruolo della comunicazione e della pubblicità rispetto agli stereotipi di genere, al sessismo e ai loro effetti sul fenomeno della violenza maschile contro le donne.
  • L’educazione a scuola e nelle altre agenzie educative, incluse quelle sportive e di svago.
    Per il contrasto alla violenza, come indicano le Linee Guida Nazionali (2015) (3), emanate dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), nella scuola primaria è essenziale imparare ad accettare e accogliere le diversità e porre attenzione al linguaggio comunicativo per evitare modalità offensive.
    Nella scuola secondaria di I grado è fondamentale saper accogliere le complessità interiori e le possibili contraddizioni e definire in modo flessibile la propria identità.
    Nella scuola Secondaria di II grado, infine, è necessario promuovere la consapevolezza critica rispetto alla cultura dei diritti e a quanto la nega ed educare a riconoscere gli stereotipi e i pregiudizi etnici, sociali e culturali presenti nei propri e altrui atteggiamenti e comportamenti, nei mass media e in testi di studio e ricerca.
  • Il contrasto al bullismo – un fattore predittivo per la futura violenza contro le donne – con programmi, come indicano le evidenze scientifiche, finalizzati all’attivazione delle fondamentali life skills (4): gestione delle emozioni, gestione dello stress, autoconsapevolezza, empatia, problem solving, creatività, pensiero critico, comunicazione efficace, competenza relazionale, decision making (5).
  • La valutazione dei segnali di rischio e di protezione, fra cui la promozione di una cultura della relazione, fondata sul valore di relazioni simmetriche e sulla capacità di gestire la conflittualità in modo costruttivo.
  • La presa in carico degli autori di maltrattamento per promuovere una progressiva consapevolezza delle azioni violente e l’acquisizione di nuove responsabilità nei confronti di coloro – donne e minori – verso cui erano agite.
  1. La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione d’Istanbul – Trattato n°210) “è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che crea un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza, e di prevenire, perseguire ed eliminare la violenza contro le donne e la violenza domestica” https://www.coe.int/it/web/conventions/full-list/-/conventions/treaty/210 (Reperito on line il 20.3.2019)
  2. https://www.who.int/violence_injury_prevention/violence/world_report/en/ (Reperito on line il 10/01/2019)
  3. Linee Guida Nazionali (art. 1 comma 16 L. 107/2015) Educare al rispetto: per la parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le forme di discriminazione. (Reperito on line il 16/01/2019) www.miur.gov.it/documents/20182/0/Linee+guida+Comma16+finale.pdf./
  4. Secondo l’OMS le life skills sono “abilità per un comportamento adattivo e positivo che consente agli individui di trattare efficacemente con le esigenze e le sfide della vita quotidiana”: World Health Organization. Life skills education for children and adolescents in schools: introduction and guidelines to facilitate the development andimplementation of life skills programmes. Geneva, World Health Organization, 1997. (Reperito on line il 18/01/2019) https://apps.who.int/iris/handle/10665/63552.
  5. Preventing violence by developing life skills in children and adolescents. Reperito on line il 18/01/2019. www.who.int/violenceprevention/publications/en/index.html.

Image credit: Merlin Lightpainting da Pixabay

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