
Ripartiamo dai sostantivi femminili
di Serenella Molendini (Consigliera nazionale di parità supplente)
Ripartenza, Ricostruzione, Responsabilità, Democrazia, Sostenibilità, Cura, Etica, Istruzione, Salute sono sostantivi femminili e per il “DOPO COVID 19” dobbiamo ripartire da queste parole che sono dentro la visione di genere.
La rivista scientifica The Lancet ha pubblicato un articolo firmato da Clare Wenham (London School of Economics and Political Science), Julia Smith (Simon Fraser University) e Rosemary Morgan (Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health) intitolato “Covid 19: gli effetti di genere nell’epidemia” che è molto illuminante.
«L’esperienza derivante da epidemie passate – (come Sars, Ebola, Aviaria, Zika) scrivono le tre ricercatrici – mostra quanto sia importante saper integrare un’analisi di genere negli sforzi di prevenzione e di risposta, per migliorare l’efficacia degli interventi sanitari e promuovere obiettivi di equità di genere e di salute».
Tutte le epidemie precedenti hanno dimostrato che “nel dopo” aumentano le disuguaglianze in particolare di genere.
Le epidemie influenzano l’economia e, purtroppo, le donne sono le persone più fragili nel lavoro. In Europa, per esempio, il 33% delle persone in part time è donna e solo il 9% sono uomini, così l’indice di uguaglianza (Rapporto EIGE -Istituto Europeo Uguaglianza di genere-2019) delle donne nel dominio del lavoro è in Italia del 63,01 %, in Europa è del 68,2%). E ancora ci sono in Italia 50.000 donne che si sono dimesse dal lavoro nel 2019 a seguito di maternità perché non riescono a conciliare vita e lavoro.
Le donne, dunque, sono la quota di popolazione che ha il carico della cura informale delle famiglie e che sta pagando in maniera maggiore le misure destinate a fronteggiare l’emergenza: con scuole chiuse e servizi assistenziali ridotti al minimo, finiscono per farsi carico più del solito della gestione di bambini, anziani, malati.
Questa crisi ha esasperato l’idea che dove non arriva lo Stato, la politica si affida a quell’Istituzione che ha da sempre funzionato: la Famiglia.
Con un risvolto pesantissimo in cui si sono trovate le donne in particolare le lavoratrici, essere totalmente schiacciate dai tripli/quadrupli turni: il turno del lavoro pagato svolto in smart working (stanno già arrivando le prime denunce di violenza psicologica da parte dei datori i lavoro), il turno domestico della cura (della casa, dei figli), il turno dell’Istruzione dei figli (perché nel frattempo la scuola è chiusa), il turno dell’accudimento di persone malate, disabili o anziane se conviventi. Tutto questo sta producendo affaticamento e stress notevolissimo.
Eppure, proprio perché alle donne sono ancora oggi prescritti tutti i principali compiti della cura, si trovano in una posizione privilegiata per identificare le strategie che potrebbero consentire in questa crisi sanitaria, sociale, economica di produrre innovazione.
L’epidemia COVID 19 ha disvelato tutta la fragilità del nostro sistema Italia, partendo da quei diritti che, dal 2008 in poi, una politica fatta di austerità e tagli ha di fatto compresso.
E così, dal diritto all’Istruzione, al diritto alla Salute, al diritto al Lavoro dignitoso e alla condivisione vita lavoro, che significa anche più servizi di qualità, c’è stato spesso negli anni passati un gioco al ribasso: chiusura di Ospedali, assenza di presidi medici territoriali vicini alle persone, medicina di genere, classi sempre più numerose, assenza di strutture di conciliazione vita lavoro di supporto alla cura, lavoro sempre più precario e sottopagato.
Oggi con l’epidemia tutto questo si è accentualo. Scuole, asili nido, ludoteche chiuse, assenza di luoghi di cura che non siano per il Covid 19, lavoro da casa e cura dei figli a totale carico delle donne che si sono ritrovate ancora più soffocate e spesso vilipese da alcuni datori di lavoro, con uno smart working totalitario che non ha nulla a che vedere con il vero lavoro agile – su cui siamo d’accordo- purché sia svolto in orari sostenibili, attivando contemporaneamente lo smart caring ovvero sollevare lavorartici e lavoratori dal carico mentale e fisico della cura.
E allora abbiamo chiesto con decisione di rendere visibili le donne che, rimanendo in casa, hanno perso la visibilità pubblica delle loro idee e delle loro competenze.
Infatti, anche se tante sono le donne presenti in sanità, a scuola, nella catena alimentare, nella scienza, di fatto sino a ieri solo il 20% delle 1.500 cariche assegnate per risolvere la crisi sono andate a donne.
Tuttavia le lettere delle Consigliere di Parità, le manifestazioni virtuali come “Dateci Voce”, le petizioni, la mozione delle Senatrici rivolte al Presidente del Consiglio Conte affinché le donne fossero presenti nei processi decisionali collettivi hanno sortito il loro effetto. Ed oggi Il Presidente Conte ha integrato il Comitato di esperti diretto da Vittorio Colao con cinque donne che si aggiungono alle quattro presenti. Con la richiesta anche a Borrelli, capo della Protezione Civile, di allargare il Comitato Scientifico con altre sei personalità femminili.
E adesso, ne sono certa, il diverso sguardo delle donne, saprà riprendere quei sostantivi femminili citati all’inizio che fanno parte del Dna delle donne e sicuramente consentiranno una RICOSTRUZIONE più equa del nostro Paese.
Image credit: L’ingresso di Gesù a Gerusalemme, Codex purpureus rossanensis
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